Beato Matteo / «La felicità? È un piatto caldo di pasta»

Per la foto chiede di farsi ritrarre nella sacrestia, accanto all’altare col crocifisso e il quadro di san Pio V, che prima di diventare Papa nel 1566 fu rettore proprio nel convento di San Pietro martire a Vigevano, dove aveva vissuto la sua vocazione domenicana. Quella di padre Bruno Uvini, di vocazione, è arrivata invece al termine del servizio di leva, nel 1984. 

Padre Bruno Uvini

LA VOCAZIONE «Dopo aver fatto il militare — racconta con una bella voce baritonale, che lo aiuta molto nelle predicazioni in cui sono specializzati, per tradizione, i frati del suo Ordine — ho lavorato per un anno e poi sono entrato in seminario. Avevo conosciuto dei padri Domenicani proprio mentre studiavo la filosofia di san Tommaso d’Aquino, ed ero rimasto affascinato dal carisma di quella congregazione». Prima il seminario, poi il convento di San Marco a Firenze (quello del Beato Angelico e del Savonarola), lo studio per quattro anni a Roma, e via via una lunga serie di incarichi nel centro e nord Italia, da Torino ad Ascoli, a Milano. E proprio il capoluogo lombardo dal 2012 è la sua base presso Santa Maria delle Grazie (che custodisce il Cenacolo di Leonardo) da cui fa la spola per girare buona parte della penisola, e dove è assistente della fraternita laicale del convento: una comunità ecclesiale di laici, inserita nell’Ordine domenicano, che si incontrano, si formano, vivono nella quotidianità del mondo, consegnando vicendevolmente il messaggio di salvezza rappresentato da Cristo. 

SU E GIÙ PER L’ITALIA Come promotore delle fraternite sacerdotali, inoltre, padre Bruno assiste spiritualmente i preti diocesani che desiderano vivere il loro ministero secondo la spiritualità domenicana. E tra confessioni, predicazioni e direzioni spirituali, è anche spesso impegnato a Torino e a Roma nella pastorale con le persone omosessuali cattoliche. Una fitta serie di impegni, insomma, che non sembrano tuttavia preoccuparlo più di tanto: «Voi — così si rivolge, scherzando ma non troppo, ai fedeli di San Pietro martire nella celebrazione serale di martedì — avete più preoccupazioni di noi. Ai frati bastano qualche patata, due fagiolini e un piatto di pasta». 

UNA VITA DESIDERABILE  Ma di cosa ha più bisogno, quindi, l’umanità? «Di scoprire che un “sì” convinto detto a Dio è una condizione di vita piena, felice e desiderabile, perché ci apre al desiderio dell’eternità con Dio e con tutti i nostri amici. E non solo loro. Nel Padre Nostro chiediamo che Dio ci rimetta i debiti “come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Ma non è mica gente a cui abbiamo prestato soldi: sono i nostri nemici. Dobbiamo perdonarli, e continuare a pregare per loro». 

Davide Zardo

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