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Consacrate in cammino nella Chiesa del Sinodo

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Synodus significa cammino insieme, scriveva il nostro Vescovo Mons. Gervasoni nella sua lettera di invito a tutti i fedeli, per l’apertura dei lavori del Sinodo.
Anche la nostra Comunità di Figlie di Madre Umilissima, serve della Redenzione, ha cominciato dunque questo percorso, come tutta la Chiesa, insieme alla grande carovana del Sinodo, che si muove verso il Sinodo dei Vescovi del 2023 e poi verso il giubileo del 2025.
Papa Francesco ha chiesto a tutte le realtà ecclesiali di porsi delle domande sul modo in cui vivono la dimensione della sinodalità e così anche noi ci siamo sedute insieme e abbiamo parlato fra di noi, guidate dalle dieci domande proposte nella traccia diocesana.
La nostra piccola famiglia è divisa in tre diverse comunità, che vivono in diocesi differenti, ma abbiamo scelto di lavorare tutte secondo le indicazioni della diocesi di Vigevano, perché questa esperienza fosse comune a tutte noi. Una delle nostre comunità si trova in Repubblica Ceca, nella Diocesi di Česke Budějiovice e anche la Chiesa di là ha aperto i lavori del Sinodo. Le Sorelle sono state invitate a partecipare al gruppo di discussione delle Religiose, ma il problema della lingua è piuttosto consistente ed è stato per loro molto difficile comunicare come sarebbe necessario per questi gruppi di lavoro. Quindi ha vinto la scelta di unirci tutte intorno alle indicazioni del Vescovo Gervasoni.
La nostra comunità vive ogni giorno momenti di Adorazione Eucaristica, e per noi la prima “fase” del lavoro, è stata personale e davanti all’Eucarestia. La nostra Responsabile Generale ha inviato a tutte le comunità le dieci domande, chiedendo che ogni Sorella rispondesse su due piani: dapprima pensando alla Chiesa diocesana in cui vive ed opera, poi sostituendo la parola “Chiesa” con la parola “la nostra comunità”.
Il lavoro del Sinodo così è stato per noi non solo un chiederci come e se “camminiamo insieme” in quanto Chiesa, ma anche in quanto Comunità di consacrate.
Come capita spesso nella nostra vita, intensa di preghiera e di lavoro, il primo problema pratico è stato quello di dare spazio a quello che, all’inizio, poteva sembrare solo “un lavoro in più da fare”, ma le ali dello Spirito Santo sono sempre capaci di sollevare il nostro volo, ed è stato bello lasciarsi interpellare dalla sua voce.
Dopo la riflessione personale, le singole comunità si sono poi riunite nel nostro incontro di famiglia settimanale, e le Sorelle hanno messo in comune le proprie risposte ai diversi quesiti, ne hanno discusso cercando una sintesi. Anche le giovani della nostra comunità, quelle ancora in formazione e le post-novizie (sorelle giovani che hanno fatto da poco i voti) hanno costituito un loro gruppo di lavoro e contribuito con le loro risposte.
I nostri lavori relativi al Sinodo si sono svolti a ridosso della Quaresima, e poi abbiamo trasformato le risposte legate alla nostra comunità in impegno di riflessione e conversione durante la Quaresima.
La nostra Responsabile Generale all’inizio dei Tempi Forti di Quaresima ed Avvento, è solita indirizzare una lettera alle diverse comunità, proponendo un cammino comunitario: la riflessione su una determinata tematica o un testo, una revisione della vita comunitaria, la preghiera per intenzioni comuni; in questo modo, il cammino spirituale comune “accorcia” le distanze fra di noi e mantiene viva, anche in modo fattivo, la comunione. Le domande sul nostro modo comunitario di dialogare e ascoltarci, ha fatto emergere le nostre fragilità, ha messo in luce “luoghi” in cui il dialogo langue e anche aspettative per uno stile comunitario più vero. Questi spunti sono diventati il nostro impegno quaresimale di cambiamento e conversione. Così il cammino sinodale è stato per noi anche cammino quaresimale… oppure abbiamo fatto una Quaresima “sinodale”.
Ogni singola comunità ha poi trasmesso alla comunità di Vigevano i contributi, che sono confluiti in un unico documento; esso è la nostra voce, la goccia che volentieri doniamo al grande mare del Sinodo.
Il lavoro del Sinodo ha toccato da vicino le “corde” dei nostri cuori, perché il nostro carisma è il sostegno al ministero dei sacerdoti e dunque la nostra vocazione ci porta a collaborare direttamente con i sacerdoti nelle parrocchie o dovunque possiamo essere loro di aiuto, e questo ci pone direttamente “dentro” le dinamiche della vita pratica della Chiesa, anche la vita di ogni giorno di una parrocchia o di una diocesi, ci fa vivere molto da vicino le fatiche e le gioie del cammino insieme: sacerdoti, laici, religiosi, persone “vicine” e persone “lontane”.
Dalla nostra posizione ci è dato di fare esperienza delle dimensioni più belle della Chiesa, quando si costruisce insieme, quando la Provvidenza di Dio si fa presente nel nostro apostolato e si coglie il passaggio dello Spirito Santo. E ci è dato di conoscere anche le dimensioni meno nobili, i momenti in cui la fragilità e il limite umano rendono faticosi i rapporti, difficile il dialogo e arduo lavorare insieme. Il Sinodo ci ha interpellato come donne consacrate, ci ha chiesto e ci chiede di metterci in ascolto dello Spirito, ed è bello per noi scoprirci sempre più figlie della Chiesa, nella quale la pluralità delle vocazioni e dei servizi, in dialogo fra loro, in “sinodo”, non livella mai le persone, non appiattisce i cuori. Ognuno ha il suo ruolo e il suo ministero, e solo nella carità e nell’unità dei cuori, possiamo costruire qualcosa di bello per Dio. Come ha chiesto Gesù al Padre: “Che siano una cosa sola, come noi” (Gv 17,11).
La Suora che ha ispirato il nostro carisma, suor Maria Veronica Algranati, è stata mossa dal desiderio che nella Chiesa, nelle parrocchie, ci fossero donne che sapessero aiutare i sacerdoti come sorelle, come madri, cioè sostanzialmente come donne dell’accoglienza e dell’ascolto. Essa rifletteva che molte volte “la nostra superbia ci vorrebbe far credere apostolato il tanto parlare”, mentre ella invitava ad una presenza fattiva e, soprattutto di ascolto. La testimonianza di chi l’ha conosciuta, ci parla di una suora che, più di ogni altra cosa, si fermava ad ascoltare.
Il Sinodo è venuto incontro ed ha confermato uno stile che vogliamo nostro, uno stile in fondo umile, perché per camminare insieme bisogna essere disposti ad adeguare il proprio passo a quello dei compagni di viaggio.

Le Figlie di Madre Umilissima
Serve della Redenzione

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