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Lourdes, esperienza che riempie di energia

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Il 2 marzo 1858 Bernadette riceve dalla Bella Signora l’invito ad andare a dire che «si venga qui in processione». Quelle parole anno dopo anno sono diventate gesti concreti, il procedere di centinaia di migliaia di cuori, l’incedere di centinaia di migliaia di uomini e donne in cammino e per noi dell’Oftal il senso dei pellegrinaggi verso la grotta di Massabielle.

IN MARCIA Il pellegrinaggio diocesano si è svolto dal 25 al 29 aprile: dame, barellieri, ammalati, sacerdoti e pellegrini, guidati dal vescovo di Vigevano, monsignor Maurizio Gervasoni, hanno vissuto un’esperienza di vita e di fede unica, che ha la forza di “svuotare” e “riempire” allo stesso tempo. Lourdes “svuota” dalle pesantezze delle esistenze che zavorrano a terra, dai riti abitudinari di un’esperienza di fede spesso impolverata o arrugginita, dal senso illusorio di essere solo noi con le nostre forze e capacità a scegliere, programmare, vivere. Nel contempo il pellegrinaggio “riempie” di nuove energie vitali, ridona smalto alle nostre pratiche religiose, ridimensiona le nostre quotidianità, ridando senso agli affanni e alle gioie di ogni giorno.

COME PERSONA Tutto questo ce lo insegna Bernadette Soubirous che lascia spazio all’azione di Maria nella sua umile esistenza, come mons. Gian Paolo Angelino, presidente Oftal nazionale, ha avuto modo di ricordare in questi giorni, aggiungendo inoltre che

la Madonna nelle apparizioni – secondo il racconto della piccola veggente di Lourdes – la guardava “come una persona guarda un’altra persona”.

Bello questo sguardo di Maria su Bernadette e su ciascuno di noi, poiché è vero che il cammino di fede si percorre accanto ai fratelli e alle sorelle, ma ciascuno procede secondo il proprio personale passo. Tutti e ciascuno, il generale e il particolare, il grande e il piccolo: ogni dimensione, anche in apparente contrasto, è toccata da Gesù in Maria e a Lourdes se ne fa esperienza diretta.

IN CAMMINO E’ quanto hanno vissuto le oltre 300 persone che hanno partecipato al pellegrinaggio diocesano, a partire dal rito suggestivo dell’acqua, memoria del battesimo e di Bernadette che si abbevera alla fonte e lava il viso, per proseguire con la preghiera e la celebrazione alla grotta, esortati dal vescovo Gervasoni «a fare comunità e a essere Chiesa che cammina nella “via, verità e vita” che è Gesù stesso”», con la contemplazione eucaristica, con la fiaccolata notturna, con il sacramento dell’Unzione degli infermi. In questo contesto nella famiglia oftaliana sono stati accolti dame, barellieri e giovani green card che hanno maturato una scelta di servizio preziosa così come abbiamo gioito per chi è giunto a celebrare traguardi importanti della propria vita matrimoniale.

Di tutto ciò ci rallegriamo – commenta la neopresidente Oftal di Vigevano Giulia Mangiarotti – ringraziando Maria. Il nuovo direttivo dovrà raccogliere di nuovo la sfida di mantenere vivo lo spirito lourdiano, sempre in cammino, insieme per arrivare lontano.

Paolo e Debora col figlio Marco: «portiamo a casa la gioia»

Sono tanti i volti che a Lourdes parlano di sofferenza. Li trovi sull’Esplanade con le mani cariche di ceri e di borse contenenti bottiglie di acqua, o davanti alla grotta, con lo sguardo fisso verso quel punto dove, quasi due secoli prima, una fanciulla, come loro toccata dal mistero della croce, ha incrociato uno sguardo, una parola, un sorriso che le hanno parlato di amore di Dio, di perdono. Il desiderio nei cuori è lo stesso, anche se assume forme diverse.

GRANDI OCCHI Per Bernadette era l’asma a condizionare la sua vita; per altri una disabilità fisica, un male incurabile appena diagnosticato o una situazione mentale che toglie ogni percezione del mondo. Eppure tutti arrivano in questa città della Speranza sicuri che qualcosa nella loro vita cambierà. Come per Paolo e Debora, pellegrini da diversi anni con il gruppo Oftal della Diocesi. In Santuario vanno per accompagnare il figlio Marco di 14 anni, affetto da una sindrome rara e «dal nome impronunciabile – racconta Debora – che gli impedisce di muoversi, di parlare», ma che non è riuscita a spegnere l’espressività stupenda dei grandi occhi marroni che colpiscono quando incrociano lo sguardo del visitatore, con quella postura, obbligata dalla malattia, divenuta quasi spontaneo gesto di accoglienza.

PER DIRE GRAZIE «A Lourdes veniamo per rispondere a una chiamata della Madonna. Ogni volta, quando arriviamo, capiamo che c’è un perché». Quest’anno il viaggio era a rischio per «i lutti recenti e l’aggravarsi della malattia di Marco». Tuttavia, racconta Debora, «ho sentito nel cuore come una voce che diceva: si compia la tua volontà. Lei ci voleva qui». Domandare quale sia l’intenzione di preghiera deposta alla Grotta sembra indelicato, ma scoprire che «è soprattutto per ringraziare», spiazza e fa interrogare.

MAMMA MARIA «Se dobbiamo dire cosa ci portiamo a casa è la gioia. Sono stati i giovani a regalarcela, ci hanno trasportato». Momenti toccanti? «Tanti. Il gesto dell’acqua, il Sacramento dell’Unzione dei malati, la grande Messa internazionale. Ti smuovono nel profondo». Un po’ di Lourdes questa coraggiosa coppia ha voluto proprio portarlo fisicamente nella propria città.

Abbiamo costruito una piccola grotta in giardino con una Madonna portata a casa da un pellegrinaggio. Quando la guardiamo ripensiamo a questi giorni e ascoltiamo il balbettio di Marco che con il suo ripetere “mamma Maria” ci ricorda ogni anno che è ora di fare i bagagli.

«Imparare a guardare, torniamo con un’impronta nel cuore»

Tutto è iniziato quando don Christian Baini è venuto nella nostra classe per presentare il progetto, rimasi subito affascinata dall’esperienza, che già volevo intraprendere per conto mio. Ho colto la palla al balzo chiedendo alla mia amica, Beatrice Visconti, di intraprendere con me il pellegrinaggio di Lourdes.

L’ESPERIENZA Il primo giorno è stato abbastanza faticoso, non sapendo come “comportarmi” ho cercato di integrarmi al meglio con i miei compagni di viaggio, diventati, nel corso dei cinque giorni, più di semplici amici. Le nostre tutor (Cristina e Olga) ci hanno fatto provare tutti i service, sono rimasta affascinata dal “risveglio” dei ragazzi in “Accueil”, gli occhi delle persone che svegli e che sono sempre pieni di vita e amore. Di grande impatto è stato poi il progetto della domenica sera, chiamato “penitenziale”, subito dopo l’unzione con l’olio dei ragazzi in struttura, un momento di grande riflessione e meditazione.

GUARDARE Ho imparato tanto in questo pellegrinaggio, ma essenziale è la differenza fra il “guardare” e il “vedere”. “Guardare” e “vedere” sono due verbi che spesso vengono usati in modo intercambiabile, ma in realtà presentano delle differenze significative. Vedere è un’azione involontaria e automatica che avviene attraverso i nostri occhi senza necessariamente porre attenzione. Guardare è un’azione consapevole e attiva, che implica il dirigere lo sguardo verso qualcosa o qualcuno in modo intenzionale. Ho imparato a guardare le persone in “Accueil” in modo totalmente differente.

MEDICINE Un sorriso, un abbraccio, una carezza o un bacio sono la medicina di cui più le persone hanno bisogno, accompagnando a questi “piccoli” gesti si rimembrano i ricordi del passato e dei sogni del futuro. A Lourdes, un luogo sacro e simbolico per la fede e la spiritualità, ho avuto l’opportunità di riflettere, pregare e connettermi con la mia spiritualità in un contesto di devozione e contemplazione.

VIAGGIO METAFISICO Il pellegrinaggio ha rappresentato non solo un viaggio fisico e a tratti stancante, ma anche un viaggio interiore di crescita personale e scoperta. Tutto questo guidata dalla fede e dalla speranza, trovando conforto e ispirazione nelle preghiere e nella presenza del sacro. Un viaggio lascia un’impronta profonda nel cuore e nell’anima di un giovane, che vive un’esperienza di comunione e di vicinanza a Dio e alla propria spiritualità.

Stefania Rotundo, Don Carlo Cattaneo, Agnese Manca 

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