Inizia il viaggio nella Bibbia alla scoperta dei dieci comandamenti
Non ordini, ma parole
Che cosa siano davvero i dieci comandamenti forse nessuno lo sa. Molti certamente ne hanno sentito parlare, ma per alcuni altro non sono che un lungo elenco di proibizioni. Diciamo che si è creata come una nube di confusione mista alla sensazione di disagio che accompagna la stessa parola “comandamenti”. Vale allora la pena di partire da zero, senza dare nulla per scontato e provare ad addentrarci, liberi da pregiudizi, alla scoperta di un tesoro nascosto. Messa da parte la paura di imbatterci in sferzate morali, vogliamo andare insieme alla scoperta del Decalogo. La meta si farà sempre più chiara strada facendo e solo alla fine giungeremo a comprendere che Gesù è quella vita di cui i comandamenti parlano e che lui per primo vive l’esistenza delineata in queste dieci parole. Già, parole! In tutta la Sacra Scrittura mai compare l’espressione “dieci comandamenti”. Al capitolo 20 del libro dell’Esodo, al primo versetto, è scritto: «Dio pronunciò tutte queste parole». Quelli che noi siamo abituati a chiamare comandamenti il testo sacro li chiama “parole”. Perché è così importante questa precisazione? Forse che non si tratta pur sempre di leggi? Come ha detto Papa Francesco nel ciclo di catechesi tenute nel 2018, “Il comando è una comunicazione che non richiede il dialogo. La parola, invece, è il mezzo essenziale della relazione come dialogo. Dio Padre crea per mezzo della sua parola, e il Figlio suo è la Parola fatta carne. L’amore si nutre di parole, e così l’educazione o la collaborazione. Due persone che non si amano, non riescono a comunicare. Quando qualcuno parla al nostro cuore, la nostra solitudine finisce. Riceve una parola, si dà la comunicazione e i comandamenti sono parole di Dio: Dio si comunica in queste dieci parole, e aspetta la nostra risposta”. I comandamenti sono un dialogo e di conseguenza prima ancora di andare a scoprire cosa ci sia di proibito, si tratta di comprendere cosa vi sia implicato di positivo e liberante, abbandonando l’idea di un Dio percepito come tiranno per lasciare spazio alla scoperta di un Dio che è Padre. La differenza fra parola e comandamento è dunque la stessa che c’è fra relazione ed estraneità. Non ci sfugge il fatto che all’inizio, nel giardino di Eden, il tentatore cercò di insinuare nei progenitori la convinzione che Dio avesse loro proibito di mangiare dell’albero della conoscenza del bene e del male e di toccare l’albero della vita per tenerli soggiogati e sottomessi. Il diavolo cercò di convincere Eva e Adamo che il Dio che li aveva creati non era diverso da un tiranno che vieta e costringe e non un padre che ha cura dei suoi figli e li vuole proteggere dal male. Ecco cosa ha fatto il serpente: ha fatto credere che una parola d’amore non fosse altro che un comando. Nel nostro viaggio cercheremo di scoprire se Dio semplicemente ci impone cose oppure davvero ha cura di noi, se i suoi comandamenti sono solo leggi o parole di vita, se è un padrone o un padre amoroso, se siamo sudditi o figli. Questo, in fondo, è il grande bivio di fronte al quale ci troviamo continuamente. Come disse un giorno San Giovanni Paolo II, la libertà è esigente. È molto più facile essere schiavi. Noi però vogliamo vivere da figli e per questo non possiamo fare a meno del Padre e delle sue Parole. Alla prossima!
don Paolo Ciccotti