Vescovi in Terra Santa per la fine della guerra

Un pellegrinaggio per invocare la pace in una terra martoriata dalla guerra. Si è tenuto da lunedì 27 a giovedì 30 ottobre il viaggio in Terra Santa dei vescovi delle dieci diocesi lombarde, tra cui anche mons. Maurizio Gervasoni. Un viaggio voluto come segno di preghiera e di vicinanza ai popoli che abitano la terra di Gesù, ma anche come gesto di intercessione in un tempo ancora segnato da conflitti e paura. «Non andiamo come turisti, ma come pellegrini disarmati – ha ricordato l’arcivescovo di Milano mons. Mario Delpini, presidente della Conferenza episcopale lombarda – per chiedere la grazia della pace e la conversione del cuore».

MESSAGGIO Alla vigilia della partenza, i vescovi hanno diffuso un messaggio, letto in tutte le chiese lombarde domenica 26 ottobre: parole che risuonano come una preghiera collettiva. «Domandate pace per Gerusalemme; sia pace a coloro che ti amano, sia pace sulle tue mura», hanno scritto i presuli, invitando le comunità a unirsi spiritualmente alla veglia celebrata lo scorso mercoledì 29 ottobre al Getsemani, nel luogo dove Gesù ha vissuto l’angoscia della passione.

È urlo e preghiera di chi, disarmato, supplica con tutto il cuore il fratello di disarmare ogni mente e ogni mano omicida.

VIAGGIO Il pellegrinaggio, che ha toccato Gerusalemme e Betlemme, si è aperto con la visita ai villaggi beduini del deserto di Giuda e all’Istituto Effatà, fondato nel 1964 da Paolo VI per l’educazione dei bambini audiolesi. «I frutti del bene che abbiamo seminato li tocchiamo con mano – racconta suor Carmela Dal Barco, superiora dell’Istituto – ad esempio quando organizziamo qualche ritrovo di ex alunni ne nasce una festa che non finisce mai. E ci dà grande gioia vedere ragazzi e ragazze ormai adulti inseriti nel mondo del lavoro, nonostante una disabilità che a volte non può essere del tutto eliminata» Ma oggi le famiglie sono sempre più povere e muoversi dai territori è diventato difficile, un racconto che fotografa la fragilità di un popolo segnato dalla guerra, ma anche la forza silenziosa di chi continua a costruire.

VICINANZA A Betlemme, nella Basilica della Natività, la celebrazione eucaristica presieduta da mons. Delpini ha riunito i presuli lombardi e i religiosi locali in un clima di intensa comunione. Lì i vescovi hanno incontrato anche Rami e Bassam, due padri, uno israeliano e l’altro palestinese, uniti dallo stesso dolore per la perdita di una figlia e oggi membri del Parents Circle, associazione che promuove la riconciliazione tra i popoli. «Il nostro sangue ha lo stesso colore, le nostre lacrime sono amare allo stesso modo», ha detto Rami, trasformando la tragedia in testimonianza di fraternità. Nel cuore del pellegrinaggio, la riflessione sul “cuore disarmato”, immagine cara a papa Francesco. «Mentre portiamo dei messaggi di pace agli altri siamo invitati a esaminarci dentro, perché i germi della guerra sono anche dentro di noi – ha ricordato mons. Beschi, vescovo di Bergamo, durante una celebrazione eucaristica nella suggestiva chiesa dei Melchiti, non lontana dalla porta di Giaffa – Ogni guerra nasce nel cuore abitato dal peccato di ognuno di noi e ogni pace credibile è frutto della conversione del cuore».

CUORI CHE ASCOLTANO Parole che hanno accompagnato i momenti di preghiera e gli incontri con il patriarca latino cardinale Pierbattista Pizzaballa e fra Ulises Zarza. «Siamo venuti con il cuore che ascolta, che accoglie, che piange, che dona – si legge nel testo conclusivo del pellegrinaggio – perché solo un cuore nuovo può vincere la tentazione dell’odio». E in questo cammino di fede, mons. Gervasoni, insieme agli altri vescovi lombardi, porta anche la voce delle comunità della nostra diocesi, una voce che chiede pace, invoca giustizia, ma soprattutto continua a credere che, anche nel buio del conflitto, la luce della speranza non si spegne.

Rossana Zorzato

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