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Osservatorio 16-04 / Aperture…

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Parliamo di aperture, di allentamento del lockdown, ci sentiamo soffocati dalle restrizioni di spostamento… da una parte abbiamo bisogno di aria, di aprire i nostri orizzonti alle relazioni, alla socializzazione, dall’altra c’è chi si chiude a riccio per paura del contagio ed eleva steccati (in buona fede naturalmente) per qualsiasi rapporto con gli altri.

Sono le contraddizioni di questa stagione di pandemia. Contraddizioni che ci portano, però, anche a qualche riflessione e la migliore medicina, secondo noi, è quella di saper allargare i nostri orizzonti e, con essi, i nostri cuori. Ci costa, ad esempio, non poter andare al ristorante con gli amici, ma nello stesso tempo questa situazione pone i riflettori sulle file di poveri che ogni giorno si mettono in coda alle mense di carità per prendere una borsa di generi di prima necessità. Questi poveri c’erano anche prima della pandemia, ma forse non avevamo il tempo per vederli.

PP Giornata poveri Caritas panini

Così se allarghiamo ancora i nostri orizzonti, vediamo migliaia di profughi e di rifugiati in diverse parti del mondo, lasciati a sé stessi, senza una prospettiva di vita dignitosa. Vediamo le democrazie soffocate ad Haiti come in Myanmar, vediamo bambini in lunghe marce verso una ipotetica libertà, vediamo persone sole e ammalate che devono tendere la mano a qualche anima buona che le aiuti anche solo per fare un po’ di spesa o andare alla vaccinazione.

Non vogliamo certamente contrapporre le giuste richieste dei titolari di ristoranti o di altri lavoratori alle immagini di povertà e di abbandono che possiamo trovare in ogni parte del mondo, ma solo per aiutarci tante volte a fare qualche riflessione su quelle che sono le nostre autentiche esigenze nei diversi stili di vita. L’auspicata apertura dei nostri cuori per guardare oltre le nostre (comprensibili) esigenze immediate non vuole fermarsi al solito consiglio moralistico, ma semplicemente farci capire che la vita è fatta di tante cose, di tante situazioni, di tanti fratelli e sorelle, di tante domande… che il più delle volte nelle nostre abitudini quotidiane non vediamo, ma che “appartengono” al nostro tempo e fanno parte della “grande umanità” in cui viviamo.

Paradossalmente la pandemia, con le sue “chiusure” può aiutare a vedere meglio tutta l’umanità che ci circonda e ci provoca con una domanda…

ma questa “umanità” di sfollati, di poveri, di gente oppressa dalla guerra, è frutto della pandemia o c’era anche prima?

Sappiamo che c’era e c’è sempre stata, l’emergenza pandemia l’ha fatta venire ancora di più alla luce. Quando parliamo di “aperture” o di “ripresa” non pensiamo solo al nostro gruppo di amici da ritrovare al bar in centro per un “ape”, ma pensiamo a tutta l’umanità in cammino senza una meta e senza una speranza e “apriamo” veramente il nostro cuore a tutta quella umanità, che non manifesta per i suoi diritti, ma ci interpella con le sue povertà e le sue miserie.

Dep

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