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Coronavirus Pavia / Picco di morti in Provincia, preoccupa Vigevano

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Vigevano centro storico
Vigevano - vista del centro

In una settimana in provincia di Pavia sono morte 77 persone (dati all’11-01), mentre i casi attivi sono in aumento del 16.3%.

In termini assoluti è il numero più alto di decessi di tutta la seconda ondata e in termini relativi si avvicina al momento peggiore dell’autunno,

con una crescita del 4% in sette giorni rispetto al 4.8% registrato nella settimana precedente il 23 novembre e al 4.6% di quella successiva. Sono in tutto 1993 i decessi ufficiali per il Sars-CoV-2 in area pavese, cui occorre aggiungerne circa 550, stimati a partire dalla mortalità in eccesso rilevata dall’Istat. Se si allarga il confronto all’area lombarda, Pavia ha un passo doppio rispetto a quello regionale, questa settimana +2%, e si avvicina a quello nazionale, +4.7%. Un altro elemento che indica una situazione peggiore rispetto a quella globale della Lombardia è il dato dei contagi, che per la settima settimana consecutiva sono cresciuti di più, +4.1% contro +3.4%.

Si aggiungono ora i casi attivi, che per la prima volta da un mese tornano a crescere, del 16.3% passando da 4066 a 4728. In Regione i positivi sono aumentati del 3.5% e in Italia dell’1.0%.

IN CITTA’ A livello dei singoli Comuni, il segnale peggiore arriva da Vigevano, che in sette giorni rileva +7.1% casi colpiti rispetto al +4.5% precedente, per un totale di 3128 e una prevalenza di 49.2 casi ogni mille residenti. A Pavia invece si ha +2.7% contro +3.1%, in tutto 3505 e 47.9, a Mortara +3.4% contro +4.4%, in tutto 781 e 50.6, a Voghera +3.9% contro +4.9%, in tutto 1877 e 47.8. Tra i comuni lomellini aumenta la velocità a Gambolò, +5.8%, in tutto 421 e 42.5, mentre frena Cilavegna, +3.1% contro +4.0%, in tutto 461 e 84.7, e resta stabile Garlasco, +3.3% contro +3.1%, in tutto 443 e 45.8.

IN OSPEDALE Che le previsioni volgano al brutto, per Pavia così come per la Lombardia e l’Italia, lo indica anche il barometro dell’ospedalizzazione. Nel contesto provinciale i ricoveri in terapia intensiva dopo quasi un mese e mezzo di flessione aumentano del 2.4%, anche se lo scarto è minimo (da 41 a 42), in quello regionale sono ancora in diminuzione, -4.5% rispetto al -5.5% dello scorso intervallo (sono ora 462), e in quello nazionale aumentano del 2.4% rispetto al +0.6% pregresso (sono 2642).

Nei reparti ordinari lombardi i posti letto occupati sono il 9.1% in più, mentre sette giorni fa diminuivano del 14.9% e ora sono 3522,

un indicatore che anticipa un probabile aumento delle degenze in rianimazione nei prossimi giorni e settimane; in Italia sono cresciuti dell’1.2% a fronte del -2.6% di sette giorni fa, arrivando a 23603. Resta stabile o aumenta il rapporto tra casi trovati e tamponi fatti, che in Lombardia è dell’11.4% (contro 10.6%) e nella penisola del 12.5% (12.4%), in entrambi i casi distante dal 3% che si considera la soglia al di sotto della quale è possibile un tracciamento efficace dell’epidemia. In poche parole, la “terza ondata” cavalca sulle spalle della seconda.

Giuseppe Del Signore

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