Home Primopiano Salute Il coronavirus visto da Roma

Il coronavirus visto da Roma

0
Padre Giorgio Levorato
padre Giorgio Levorato

A Roma l’epidemia è arrivata di soppiatto, prima dando l’impressione di essere un problema lombardo, quindi intrufolandosi poco per volta per le vie dell’Urbe, svuotandole di turisti e persone in genere. «Eravamo al corrente del problema della Lombardia e del lodigiano – racconta il padre dottrinario Giorgio Levorato, che ha trascorso una parte importante del suo apostolato all’istituto Negrone – ma si pensava a qualcosa di circoscritto, senza immaginare la proporzione che avrebbe assunto a livello nazionale. Sapevamo della proibizione di movimento nella zona rossa,

ma qui a Roma domenica 8 marzo pomeriggio io facevo le mie commissioni in centro città senza particolari attenzioni. I pochi turisti presenti, loro sì, si muovevano già con le mascherine».

CURA DELLE ANIME L’evoluzione però è stata rapida e anche nella capitale tutto è bloccato, a partire dalle funzioni religiose. «Nella parrocchia di San Andrea apostolo, a nord nel quartiere “Tomba di Nerone”, da una settimana non si celebra nessun funerale, mentre al solito ve ne erano due o tre. Le chiese restano aperte al pubblico, i fedeli, che vi entrano soprattutto rientrando a casa dopo la spesa al supermercato che è a 60 metri, accendono dei lumini e si può immaginare la preghiera che accompagna il gesto». Piccoli gesti che aiutano a confrontarsi con «un sentimento impossibile da esprimere a parole, celebrare in una chiesa di 500 posti vuota, con ogni attività pastorale sospesa». Ma con l’impegno dei sacerdoti nel non venir meno alla cura della propria comunità: «Già dal primo giorno – illustra padre Levorato – ci siamo organizzati per trasmettere la messa alle 19 ogni giorno via Facebook, un centinaio di fedeli sono collegati con noi, dopo la messa c’è il rosario e al mattino alle 9 il parroco Andrea Marchini, vigevanese purosangue ed ex del Negrone, sempre via internet dà il buongiorno e il suo incoraggiamento ai parrocchiani».

AIUTARE IL PROSSIMO Un supporto per l’anima importante pure per far fronte ai timori, considerando che «non essere preoccupati sarebbe da incoscienti, purtroppo non tutti rispettano le direttive di restare a casa e di non muoversi se non per necessità e il problema, che si pensava durasse 15 giorni, ora ci si rende conto che andrà avanti ben oltre, tuttavia, come ho scritto anche sui social, “l’Italia ha perso tante guerre, ma questa la vincerà!”». Anche attraverso la solidarietà, che a Roma come nel resto d’Italia non manca: «I volontari Caritas – conferma padre Levorato – ogni mattino si presentano in parrocchia per offrire la colazione a una quindicina di senza dimora. Un parrocchiano sabato ha offerto sessanta pranzi in cestini sigillati per i più bisognosi».

Giuseppe Del Signore

Exit mobile version