Home Primopiano Siccità, Coldiretti: «Non possiamo reggere un’altra estate così»

Siccità, Coldiretti: «Non possiamo reggere un’altra estate così»

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campi lomellini riarsi (estate 2022)

L’inverno non è ancora concluso, ma Coldiretti e Anbi (Associazione nazionale dei consorzi irrigui) non nascondono la preoccupazione

a fronte di una carenza di 2 miliardi di metri cubi d’acqua e della possibilità che scompaiano 8mila ettari coltivati a riso nel corso del 2023.

Nelle prossime settimane gli agricoltori dovranno decidere cosa e quanto seminare e, per quanto riguarda il riso, si stima una discesa al minimo degli ultimi 30 anni. «Sono anni che abbiamo presentato un piano invasi – è l’accusa di Stefano Greppi, presidente di Coldiretti Pavia e risicoltore di Rosasco – per affrontare quella che ormai non possiamo più chiamare emergenza visto che si ripete ormai da tempo».

Se qualche anno fa ci avessero ascoltato sulla necessità di realizzare i bacini, oggi non si dovrebbero fare i conti con tutti questi danni per la filiera agro-alimentare provocati dalla siccità

03 PP Inquinamento e siccità Coldiretti - Greppi
Stefano Greppi, presidente di Coldiretti Pavia e risicoltore di Rosasco

TEMPO SCADUTO Gli interventi richiedono tempo per essere realizzati e per dare risultati, cosicché il pericolo nel breve e medio termine è di trovarsi ogni estate a fare la conta dei danni. «Se le cose non dovessero cambiare – chiarisce Greppi – nei prossimi mesi la situazione rischia di essere peggiore di quella dello scorso anno, quando le oltre 2000 aziende agricole pavesi danneggiate dalla peggiore siccità degli ultimi 200 anni hanno riportato danni per 172 milioni di euro. Un conto che a livello italiano sale ad almeno 6 miliardi di euro. Non possiamo permetterci di vivere un altro anno così». Ecco perché dovrebbe ormai essere evidente che «di fronte al cambiamento climatico è necessario realizzare subito un piano invasi per contrastare la siccità ed aumentare la raccolta di acqua piovana, oggi ferma ad appena l’11%. Insieme ad Anbi e ad altri soggetti pubblici e privati abbiamo pronti una serie di interventi immediatamente cantierabili, che garantirebbero acqua per gli usi civili, per la produzione agricola e per generare energia pulita. I primi interventi sono già stati autorizzati». E dunque è il momento di «uscire dalla logica dell’emergenza per abbracciare quella della programmazione». Gli agricoltori «sono impegnati a fare la propria parte per promuovere l’uso razionale dell’acqua, lo sviluppo di sistemi di irrigazione a basso impatto e l’innovazione con colture meno idro-esigenti»,

ma non deve essere dimenticato che l’acqua è essenziale per mantenere in vita sistemi agricoli senza i quali è a rischio la sopravvivenza del territorio

UPGRADE INEVITABILE Sulla stessa lunghezza d’onda Anbi, che con le parole del direttore lombardo Gladys Lucchelli delinea una «situazione preoccupante, secondo i dati che abbiamo in mano in Lombardia manca il 50 per cento di acqua, che corrispondono a 2 miliardi di metri cubi di acqua». Una penuria che colpisce soprattutto il territorio pavese:

La Provincia di Pavia è quella che ha subito più danni. Gli stessi produttori agricoli sono molto preoccupati. Per quest’estate ci aspettiamo 8mila ettari in meno di semina delle risaie

Gladys Lucchelli, direttore Anbi Lombardia

«In riferimento alla Lomellina, così come ad altri territori in cui si coltiva riso, ci impegneremo parlando anche con i consorzi interessati, a capire quali potranno essere le scelte colturali da prendere». Non nascondendo che lo scenario è pessimo, visto che «ciò che possiamo fare nell’immediato è salvare il salvabile. Dobbiamo cercare di preservare l’acqua e conservarla nel miglior modo possibile». Resistere all’estate 2023 con mezzi non molto diversi da quelli che erano disponibili nel 2022 e anzi forse più limitati, se si considera che una delle richieste più importanti è la «disponibilità delle risorse idriche dei grandi laghi», che tuttavia hanno un riempimento più basso rispetto al 2022, quando le loro capacità furono messe a dura prova dalla domanda d’acqua della pianura. Una volta affrontata la seconda estate in emergenza, occorrerà sperare finalmente di «aggiornare le infrastrutture idrologiche nazionali, ormai obsolete e inadatte a fare fronte alla crisi idrica. Proponiamo il piano laghetti, che ci garantisce la possibilità di recuperare anche le cave dismesse, per realizzare gli invasi. Lo scopo è quello di accumulare l’acqua nelle stagioni piovose per poi riutilizzarla nei periodi siccitosi».

E.V., G.D.S.

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