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Superiori / La partita della scuola in presenza persa tra estate e autunno

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La partita delle lezioni in presenza non è stata persa a gennaio,

ma il primo tempo in estate quando le scuole si sono dotate di protocolli e dispositivi di protezione individuale, mentre il trasporto pubblico locale restava il medesimo, anzi per magia la percentuale di riempimento passava dal 50% all’80%,

come se col virus si potesse trattare e trovare un compromesso. Questo gioco con i numeri era l’ammissione implicita di un’estate buttata via, che si aggiungeva alle criticità endemiche dell’avvio di ogni anno scolastico, come l’assenza dei supplenti e i ritardi nelle nomine, e ad alcune leggerezze come il mancato obbligo di indossare la mascherina chirurgica quando si era seduti al banco. Un altro gioco con le cifre:

le distanze erano pressoché le stesse degli anni passati, in alcune aule c’erano più alunni di prima, ma siccome sussisteva – sulla carta – la distanza di un metro dalle leggendarie rime buccali allora si è lasciata la facoltà di indossarla o meno.

Anche quando la seconda ondata era già iniziata – per provocare più morti della prima senza essersi ancora conclusa – ed era diventato obbligatorio farlo su tutto il territorio nazionale. Ovunque, anche all’aperto, ma non a scuola.

PP Scuola superiori - studente mascherina

Nonostante tutto i dati raccolti dicono che il sistema aveva tenuto e i contagi non si erano propagati all’interno delle aule, semmai si originavano altrove; i protocolli, applicati a dovere, avevano funzionato e stavano svolgendo anche un ruolo educativo, perché in strada chi ti spiega ogni cinque minuti che devi coprire anche il naso se neppure tutti gli adulti sembrano saperlo? Certo, anche a scuola si respirava talvolta un clima da pericolo alle spalle e i piani non sono stati variati granché rispetto al passato, eccezion fatta per i turni d’ingresso e quanto previsto per igienizzazione e sanificazione.

Tuttavia non si era ancora disputato il secondo tempo, quello dell’autunno, quando si è compiuta la decisione politica su quali categorie lasciare giù da autobus e treni.

In quel momento si è scelto di rinunciare alla scuola in presenza per metà autunno e gran parte, se non tutto, l’inverno. Né a dicembre né durante le festività natalizie i numeri consentivano di ipotizzare una ripresa generalizzata, tant’è che perfino i paesi europei che hanno tenuto le aule aperte negli ultimi mesi del 2020 hanno iniziato il 2021 in video. Il Rubicone era già stato superato, per questo motivo le proteste di questi giorni sono lodevoli nell’intento, ma tardive. Forse otterranno di rientrare in aula qualche settimana prima, ma 11 sono già andate e rappresentano più di metà di quelle svolte fin qui, a cui sommare le 18 della scorsa primavera. Fa 29; ne restano 8 prima di arrivare, almeno simbolicamente, al 21 marzo e alla primavera.

Anche per chi gioca con i numeri la somma alla fine potrebbe essere 37: le stesse dell’intero anno scolastico 2020-2021.

Gds

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