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Una via per Benedetto XVI / Le strade connettono una comunità

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Veduta dall'alto del centro storico di Vigevano

Le strade raccontano la storia delle città, delle nazioni, delle comunità, delle persone.

I nomi, da quelli celebri e più diffusi a quelli che rimandano a vicende circoscritte di cascine e di rogge, sono le pietre miliari del retaggio culturale di un luogo, allo stesso tempo reticolo viario e mappa concettuale.

Scegliere di dedicare a Benedetto XVI una strada di Vigevano equivale a riconoscere l’importanza che questo pontefice ha avuto nella Storia, tanto quella del cristianesimo quanto quella locale, due strade diverse che si incontrano in piazza Sant’Ambrogio.

Vigevano - via del Popolo

SEGNI Non è certo la prima volta che delle vie o delle piazze cambiano nome, anzi proprio questi passaggi sono il segno tangibile che le città, lungi dall’essere spazi inanimati, sono luoghi vivi, la cui esistenza attraversa età diverse. Emblematico a tal proposito il percorso novecentesco di via del Popolo: durante il Ventennio fu prima via Benito Mussolini e quindi via del Littorio, prima di recuperare il titolo che aveva avuto almeno dal Cinquecento, periodo di fondazione della chiesa omonima da cui deriva la denominazione. Altre “arterie e vene” di Vigevano portano le cicatrici del passaggio dalla monarchia alla Repubblica e dall’autocrazia alla democrazia: via Principe Amedeo divenuta via Caduti per la Liberazione, corso Umberto I trasformato in corso della Repubblica, via Bianca di Savoia tramutata in via Cavallotti, via XXVIII Ottobre per contrappasso divenuta via Matteotti.

NOMINARE Una svolta non solo nominale, ma anche culturale ed epistemologica. Del resto “dare i nomi” è prerogativa di Dio e dell’uomo. «Dio disse» e «Dio chiamò» sono le azioni della creazione, Adamo viene messo davanti alle bestie selvatiche e agli uccelli

per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome

Non incidentalmente san Giovanni apre il suo Vangelo col celeberrimo incipit «in principio era il Verbo», associare un nome a un oggetto, un essere vivente, un’entità, non è legata solo alla dimensione religiosa e dei testi sacri, ma è propria dell’essere umano, è la capacità di stabilire quello che in linguistica si definisce un legame arbitrario tra un significante e un significato.

Vigevano – vista del centro

TERRITORIO Portando i nomi su una cartina geografica, la toponomastica costruisce invece un legame non più arbitrario, ma consapevole e voluto, che riconnette una all’altra le generazioni che hanno vissuto in uno stesso luogo. Per la città ducale di questo è testimonianza il libro “Le strade di Vigevano e la toponomastica cittadina” di Luciano Bonasegla e del Gruppo ricerca storica dell’Università della terza età coordinato da Antonio Torrelli, un gioiello pubblicato nel 2010. Ecco allora che la storia delle strade di Vigevano inizia quando la città neppure esisteva, compresa in età romana nel municipium di Novara o di Pavia e situata a sud dalla mansio Viginti Culumnae, posta a sorveglianza di un ponte sul Ticino che aveva una sede diversa dall’attuale.

Di quell’epoca secondo gli autori del testo rimangono insospettabili tracce di centuriazione in via Gravellona – via Battù, via Strada Nuova – via Sacchetti, mentre dell’alto medioevo sono scomparsi i villaggi, ma restano i toponimi: Belcredo, Grecona, Preseducta,

più difficili da localizzare Sirpi, Treblade, Cobrubio ora tutte parte del tessuto della fu “Vico Gebuin”. Con l’arrivo dei Visconti e degli Sforza sorsero le porte e le contrade, la Piazza nata come via pubblica, uno sviluppo a volte caotico con una città tagliata in due dal Castello, tratto che sarebbe rimasto fino ai giorni nostri e che è testimoniato tanto nel Catasto Teresiano (XVIII secolo) quanto nei Piani regolatori novecenteschi. L’occupazione napoleonica aggiunse i numeri civici, alcuni ancora visibili (il 172 della chiesa di San Bernardo), basati su una numerazione da 1 a 1165 e suddivisi tra sobborghi, centro, cascine e case sparse.

via El Alamein

STRATI Ogni epoca ha lasciato una traccia, dai nomi più antichi la cui origine si perde nel tempo a quelli legati agli insediamenti agricoli, cascine scomparse o ancora presenti (Aguzzafame, Castellana, Cascina Pecorara ecc), passando per figure di levatura nazionale (Cavour, Leonardo, Carducci) o locale (Simone del Pozzo, Giovanni Leone, Anna Botto), regioni d’Italia, città, località e date storiche (XXVI aprile, Nassiriya), personaggi religiosi (Caramuel, Pompei), nazioni o autorità estere (Argentina, Edison, Ippocrate). Di rado è riconoscibile la lottizzazione: la zona del cimitero (1921) e il quartiere Pietrasana con gli autori della letteratura, l’area di via Monte Grappa – corso Novara – via Valle San Martino con i fiumi, Strada Nuova – via Vallere – via Castellana con i laghi e gli alberi, via Madonna degli Angeli con i compositori, via San Giovanni e la Brughiera con le terre d’origine di tanti emigranti meridionali (addirittura via Lucania e via Basilicata). Presto si aggiungerà via Benedetto XVI? Il mutamento, scrivono gli autori del libro,

è anche testimonianza della vitalità, della partecipazione alla cosa pubblica e dell’amore per il proprio territorio da parte della comunità cittadina

Gds

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