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Dall’Ucraina a Dorno, la storia di Galia e Alina

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Il ricevimento in municipio

Grazie a Facebook la profuga Galia e la piccola bimba Alina di solo 1 mese e mezzo di vita scappate dalle bombe ora sono al sicuro a Dorno da una famiglia che ha deciso di ospitarle. Galia ha 33 anni ed è fuggita con la piccola neonata dai bombardamenti della zona periferica di Kiev. Diversi anni fa aveva conosciuto la famiglia del 66enne dornese Emilio Gambarani in una zona del Sud Italia, dove vivono conoscenti comuni e dove era stato avviato un progetto in cui i bambini di Chernobyl o che comunque abitavano nei pressi della centrale nucleare ucraina, dove accadde il celebre incidente nel 1986, venivano poi ospitati per alcune settimane d’estate per poter alleviare il disagio patito. I figli di Emilio Gambarani, Giuseppe ed Antonio poi hanno ritrovato l’allora ragazza con cui avevano fatto amicizia tramite Facebook. Con lo scoppio del conflitto, Galia, suo marito di 23 anni e la piccola Alina con altre quattro famiglie che vivevano con lei in una palazzina si sono dapprima rifugiati per qualche giorno nello scantinato di casa, poi sono fuggiti in un centro nei pressi di Leopoli, dove hanno passato ancora alcuni giorni nei sotterranei di una chiesa evangelica. Nel frattempo Galia era rimasta in contatto con i suoi amici dornesi. Qualche giorno fa la svolta, la possibilità di prendere un pullman che avrebbe portato lei e sua figlia in salvo a Bologna. Il marito, come tutti i giovani uomini ucraini è rimasto invece a difendere la sua patria. Dopo circa 24 ore di viaggio, 7 dei quali con uno stop alla frontiera tra Ucraina e Polonia, Galia è arrivata a Bologna. Nel capoluogo emiliano ad attenderla con l’automobile c’era la famiglia Gambarani con Emilio e la moglie Giovanna che l’hanno portata a casa propria a Dorno. Prima di arrivare a casa una tappa in municipio dove il sindaco Francesco Perotti e la giunta dornese hanno voluto dare il benvenuto a Galia ed alla bimba. «A chi mi chiede cosa mi ha spinto a fare questo gesto – ha detto tra la commozione generale Emilio Gambarani – la mia risposta è stata con un’altra domanda: e perché non farlo?». Una testimonianza di generosità ed altruismo davvero forti e che scuotono le coscienze di chi pensa che tutto ciò che accade intorno a noi spesso non sia qualcosa che ci riguardi.

Mauro Depaoli

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