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Garlasco, morti moglie e marito a pochi giorni di distanza

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GAR Municipio Garlasco
Il municipio di Garlasco

La cronaca di un virus che purtroppo ha mietuto parecchie vittime anche in Lomellina, purtroppo deve annotare la morte a distanza di un paio di giorni uno dall’altra di marito e moglie di Garlasco. Lucetta Amelotti, 64 anni di professione infermiera ed il marito Carlo Morandotti, 66 anni agricoltore, residenti in via Sonno nella città lomellina, sono morti a Pavia la scorsa settimana nel reparto di malattie infettive dell’ospedale San Matteo. Il Covid 19 ha avuto il sopravvento su entrambi. La vicenda assume i contorni ancora più tristi se si pensa che la figlia che vive con loro è anch’essa ammalata e ricoverata in ospedale, mentre il figlio è in quarantena in Toscana dove si era recato per motivi di lavoro. Un virus che impedisce anche il conforto religioso e l’ultimo saluto anche di amici e parenti.

A Garlasco tutti ricordano la coppia. «Fino a pochi giorni prima del ricovero in ospedale – sottolinea l’ex sindaco e consigliere comunale di “Cambiamo Garlasco” Enzo Spialtini – siccome amo camminare ho visto da lontano Carlo Morandotti in sella al suo inseparabile trattore, occuparsi con la sua consueta dedizione e passione al lavoro dei campi». «Un uomo di sani principi – dice il sindaco Pietro Francesco Farina – come ce ne sono pochi. Il classico agricoltore dotato di grande senso pratico, generosità e da ammirare nella sua grande ma operosa semplicità». Anche la moglie Lucetta Amelotti che ha lavorato per anni come Operatrice socio sanitaria in diverse strutture sanitarie e per la cura degli anziani di Garlasco e Lomellina, era una donna molto conosciuta. Partecipava sempre alla vita sociale del suo paese ed ha lasciato un ricordo assolutamente indelebile in chi l’ha conosciuta. «Ho avuto modo di lavorare con lei diversi anni – dice un’ex collega – Aveva sempre una buona parola per tutti, ed era una donna di grande compagnia. Davvero una perdita inaspettata ed allo stesso tempo dolorosa per la nostra comunità».

Mauro Depaoli

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