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«Caro Putin, ti scrivo…»

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“Bombe di pace” per fermare la guerra. Una “contraerea” speciale fatta di tante lettere aperte al presidente della Russia. Con una sola richiesta: “Ferma la guerra”, scritto in tanti modi diversi. L’idea arriva dalla scuola media Robecchi di Vigevano. Già una quarantina di ragazzi di una prima e di una seconda hanno scritto il loro messaggio a Putin, che verrà poi pubblicato sul sito dell’Istituto comprensivo di viale Libertà in una sezione dedicata. «Il sogno è quello di estendere questa proposta a tutti i bambini del mondo – spiega uno dei docenti che hanno proposto l’iniziativa – con l’obiettivo di farla diventare virale. Una sorta di “pandemia della salvezza”, dopo i recenti anni bui che abbiamo trascorso».

MESSAGGIO CIVICO La dirigente della scuola, Giovanna Montagna, ha sposato l’iniziativa, definendola «un buon modo di fare educazione civica». Ora non resta che diffondere il “contagio” e trasformarlo in un bombardamento quotidiano sullo stile “Mettete dei fiori nei vostri cannoni”. Una risposta semplice, che certamente non sarà la soluzione a questa terribile crisi internazionale, ma un messaggio alle nuove generazioni e un invito a prendere coscienza critica di qualcosa che sta succedendo e che non avremmo mai più pensato di vedere dopo la Seconda guerra mondiale. Per fermare un dittatore del nostro tempo, come stiamo vedendo, usare le armi potrebbe essere fatale. Potrebbe “seppellirlo” solo una risata, in un tempo dove gli eroi sono i comici, oppure un inatteso “moto del cuore” attivato dalla parola di un bambino.

DALLE LETTERE Ecco alcuni stralci delle prime lettere aperte: «Quello che spinge a scrivere è il fatto che molte persone innocenti stiano morendo e non credo sia una soluzione per l’umanità», scrive Amelia, originaria della ex Jugoslavia. Una bambina che ha già sentito dai suoi genitori i racconti di guerra. «Ci sono bambini piccoli che dovrebbero essere al parco a giocare, non sottoterra nascosti a tapparsi le orecchie», aggiunge Aurora.

COSA DIREBBERO «Pensi ai suoi genitori – punta il dito Carlo rivolto a Putin – crede che sarebbero contenti nel vedere quello che sta succedendo?». E Lorenzo incalza: «Il mondo è in pericolo per colpa sua». C’è anche chi, come Mattia, pensa agli animali durante i bombardamenti. Giulia inizia così la sua lettera: «Caro Putin (ma anche no caro), ti rendi conto di quello che stai facendo…?». E che dire di «quei bambini che avevano ancora una vita davanti e che adesso non ce l’hanno più o di quelli che si svegliano al suono di una maledetta sirena…», sottolinea Sharon. «Potrebbe causare la Terza guerra mondiale – scrive Luigi – e diventare peggio di Hitler». Incalza Marcello: «Signor Presidente anche lei è papà. Le chiedo di ripensare a quello che sta facendo». Assunta sottolinea: «Ogni volta che sento il rumore degli aerei mi spavento».

INDIGNAZIONE Sono tante le domande dei bambini allo “zar” di Russia: «Pensi che non ti succederà niente perché hai lo stato più grande del mondo?», chiede Niccolò a Putin. Rokeaa arriva dall’Egitto ed è indignata: «Consideravo già, studiando la storia, particolarmente stupide alcune guerre, ma questa le supera tutte!». «Per entrare nei libri di storia – precisa Pietro– non bisogna per forza scatenare una guerra». Sofia è precisa: «Caro signor Putin, come mai lei che ha sempre criticato il sistema oligarchico, definendolo una concentrazione di soldi e potere che influenza la politica, e ora ha trasformato la Russia in una dittatura?». E poi ci sono le domande di Matteo, sui ragazzi poco più vecchi di lui che imbracciano un fucile e non sanno se torneranno a casa; quelle di Aurora che invitano il presidente a pensare al “casino” che sta facendo; quelle di Filippo che rimpiange i giorni del divertimento e dell’allegria, quelle di Anthony, che paragona Putin a Stalin.

GRIDO MONDIALE Tanti appelli, come quelli di Matteo, che chiede tre volte perché, quello di Tommaso che invoca Putin di finirla e di tanti altri giovani studenti.
«Forza allora – è l’invito che arriva dalla Robecchi – dalle Alpi alle piramidi, dal Manzanarre al Reno, allarghiamo il contagio e scriviamo allo zar. Se non è possibile “seppellirlo” con una risata, anche perché effettivamente c’è davvero poco da ridere, seppelliamo con delle lettere».

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