Home Primopiano Vigevano, i ristoratori: «Non stupitevi delle proteste»

Vigevano, i ristoratori: «Non stupitevi delle proteste»

0
Vigevano coronavirus coprifuoco Piazza 02 locali chiusi

Quattro ristoratori vigevanesi raccontano a L’Araldo la loro reazione di fronte alle nuove misure introdotte dal Governo, tra preoccupazione, rabbia e rassegnazione.

(servizi a cura di Ra)

1 Demrozi (Rococò): «Per noi una vera batosta»

Demrozi (Rococò)

«Qua o ci fanno morire di fame o ci fanno morire di Covid. Per noi è una batosta, ci allineiamo al Dpcm, certo, non abbiamo alternative». A parlare è Ervin Demrozi della pizzeria ristorante Rococò di piazza ducale. «Abbiamo adeguato il locale, anche il dehors esterno, rispettando tutto quello che ci veniva chiesto: distanziare i tavoli ci ha fatto perdere posti a sedere, ma la chiusura alle 18 non ci voleva proprio. Da noi dodici persone hanno un contratto, ma otto dovranno rimanere a casa e temo accada anche per altri». «Non capisco continua Demrozi – il senso di farci chiudere per cena: perché a pranzo il virus non c’è? Secondo me si doveva prestare grande attenzione ai mezzi pubblici, lì il virus prolifera: occorre aumentare le corse, diminuendo le persone che possono salire sui treni».

2 Cricelli (Rinascimento): «Le proteste sono giustificate»

Tricelli (Rinascimento)

«Siamo arrabbiati, delusi, sconcertati». Lo dice Alexandra Cricelli, titolare con il marito del ristorante Rinascimento di piazza ducale. «Abbiamo fatto tutto quello che ci è stato imposto dal governo, a nostre spese, ma questa ultima decisione non ci voleva proprio. Ieri sera bastava girare in Piazza per avere un quadro desolante della situazione: non c’era in giro nessuno; facciamo un po’ di servizio di asporto, ma non basta per sopravvivere». E questo provoca frustrazione. «Mi stupisco di quanti si stupiscono dei gesti estremi di chi protesta nelle piazze; i commercianti, i ristoratori sono esausti, stanchi, queste decisioni fanno perdere entusiasmo, ottimismo».

3 Corvi (Pastiss): «Bisognava pensare a come affrontare la seconda ondata»

Corvi (Pastiss)

«Noi chiudiamo sempre alle 19 – racconta Piero Corvi titolare della pasticceria bar “Pastiss” in via XX Settembre – per cui per quanto riguarda il mio locale questa decisione incide relativamente». Tuttavia, prosegue Corvi, «anche noi notiamo che la gente gira molto meno, ha paura. Sono certo che non è stato facile per il governo prendere decisioni tanto pesanti, ma mi chiedo anche per quale motivo non si è pensato a come affrontare un’altra ondata di Covid quest’estate; si è chiuso un occhio quando occorreva tenerli spalancati entrambi e pensare a come affrontare l’inverno una situazione annunciata da tempo. Per quale motivo non incrementano il trasporto? I mezzi pubblici sono troppo pochi: la gente è costretta ad ammassarsi e il contagio dilaga».

4 Legnazzi (L’Oca Ciuca): «Aspettiamo tempi migliori»

Legnazzi (L’Oca Ciuca)

«Noi abbiamo deciso di rimanere aperti fino alle 15.30 dal lunedì al sabato, la domenica fino alle ore 16». Anche “L’oca ciuca”, ristorante di via XX Settembre, cerca di riorganizzarsi. «Cerchiamo di fare tutti la nostra parte – commenta Fulvia Legnazzi, la proprietaria – il problema c’è, inutile nascondersi: abbiamo deciso di stringere i denti e resistere ancora un po’, la mia pianificazione a breve, medio e lungo termine, consente a me e ai miei dipendenti di avere “le spalle coperte” fino a marzo del prossimo anno. Detto questo tutti noi ci auguriamo che il problema, per quel tempo, sia meno opprimente di adesso». L’Oca Ciuca non farà consegne a domicilio. «La nostra cucina non si presta per quel tipo di soluzione: continuiamo a ricevere i clienti a pranzo, sperando in tempi migliori».

Exit mobile version