Alda Merini, il ricordo dell’amata nipote Laura

Della zia ha gli stessi occhi chiari, dallo sguardo trasparente e profondo. Laura Bertassello è la nipote di Alda Merini, la grande poetessa milanese scomparsa nel 2009, e da 25 anni vive in Lomellina.

LA PERSONALITÀ «Ho abitato prima a Sannazzaro e a Mezzana Bigli, ero in cerca di tranquillità lontano dalla frenesia della metropoli, e da sei anni sto a Pieve del Cairo». Qui, sabato 18 marzo alle 21, in biblioteca, Laura verrà intervistata dalla giornalista Alessandra Dellacà, in un incontro dal titolo emblematico, “Alda Merini, una donna non addomesticabile”, durante il quale parlerà del suo rapporto con la sorella di sua madre Anna. «Come tutte le menti geniali, mia zia era problematica per la sua famiglia, che era di estrazione piccolo borghese ma avrebbe voluto far studiare, dei tre figli, solo il maschio. Invece lei era curiosa, intelligentissima sin da piccola e desiderosa di studiare, di usare il suo talento per scrivere, e mal sopportava di calarsi nel ruolo della brava donna di casa cosi come avrebbe dovuto fare in quei tempi. A 19 anni dava ripetizioni su qualsiasi materia, a patto che gli studenti le facessero tenere per una settimana il libro su cui dovevano prepararsi, e se lo leggeva tutto».

POETESSA UNICA Spagnoletti e Pasolini parlavano di lei come un astro nascente nella poesia, ma il padre, dopo aver letto la recensione giornalistica di una sua opera, la stracciò esclamando: “La poesia non dà il pane!”. E lei per ripicca sposò un panettiere. Ma la vita casalinga non faceva per lei. Un giorno, per una crisi isterica, viene ricoverata in manicomio. «Lì la riempivano di tranquillanti, e se non facevano effetto di elettroshock. Durante la lunga permanenza, uno psichiatra le aveva regalato una macchina da scrivere. E questa fu la sua salvezza. La sua produzione è stata molto corposa, spesso dettata al telefono, parlando con gli amici. I suoi temi ricorrenti andavano dalla passione carnale al misticismo religioso». Poi un pensiero a Maurizio Costanzo, che se n’è andato in questi giorni.

Ha avuto il pregio di farla conoscere al grande pubblico, anche se nell’ambiente letterario era già molto nota. Lui non creava personaggi dal nulla, ma ne valorizzava ciò che di buono avevano.

IL RICORDO Che ricordo ha Laura Bertassello di sua zia Alda Merini? «Un ricordo molto dolce, praticamente mi ha fatto nascere. Mia madre mi ha avuto a 40 anni, e il parto si presentava molto problematico, le avevano detto che rischiavamo di perdere la vita entrambe. Così lei si è chiusa in camera rassegnata a morire, e a quel punto mia zia, con la sua consueta eleganza, ha trascinato a casa l’ostetrica e l’ha costretta a intervenire. Mia zia è stata la prima a toccarmi. Così come io sono stata l’ultima a toccare lei, pochi secondi prima che morisse. In questo modo vita e morte sono legate da un filo sottile. Mia zia Alda mi ha insegnato a essere madre: mia mamma mi ha fatto conoscere i lavori domestici, ma sua sorella mi ha trasmesso l’istinto materno, mi ha insegnato a guardare gli altri nel cuore e a non mollare mai, così come lei ha fatto nonostante la sua difficile e travagliata esistenza. Durante il funerale di mia madre, ha continuato a raccontarmi barzellette, a bordo del carro funebre. Gli addetti dell’impresa saranno rimasti scandalizzati, ma io so che quello era il suo personalissimo modo per arginare il mio dolore».

Davide Zardo

 

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