Un anno di assistenza e aiuti alla popolazione ucraina stremata dalla guerra: tanto è durata la mobilitazione della Caritas Diocesana di Vigevano dallo scoppio del conflitto con la Russia, un impegno a favore dei più fragili che, a mesi dall’invasione, non può dirsi concluso.
A un anno dallo scoppio della tragica guerra in Ucraina, circa 17.7 milioni di persone necessitano tuttora di assistenza umanitaria: sono oltre 5.9 milioni gli sfollati interni, di cui 1 milione di minori e 7.9 milioni i rifugiati nei Paesi confinanti dall’inizio del conflitto.
A partire dal 24 febbraio 2022, la Caritas diocesana di Vigevano si è attivata coordinandosi da subito con Caritas Italiana e ha mantenuto costante il suo impegno e la sua vicinanza nell’accoglienza dei profughi in fuga dalla guerra. Di tutti gli interventi di solidarietà si da conto nel Dossier Ucraina, consultabile sul sito di Caritas Italiana (www.caritas.it).
ATTIVI DA SUBITO «Per quanto riguarda l’azione di solidarietà della nostra Chiesa sviluppatasi nel territorio – spiegano da Caritas Vigevano in un dettagliato report – sin dai primi giorni dall’inizio della guerra viene accolto e rilanciato l’invito del Papa al digiuno e alla preghiera per la pace e contemporaneamente si avvia una campagna di raccolta fondi, attraverso la quale Caritas ha potuto intensificare gli interventi di solidarietà e accoglienza a favore della popolazione ucraina». Nel complesso, grazie alla generosità delle comunità parrocchiali e delle singole persone, sono stati sono raccolti 34.889,50 euro, utilizzati in prevalenza per far fronte ai bisogni immediati dei profughi arrivati sul territorio diocesano e – in comunione con Caritas Italiana – per progetti di accoglienza nelle confinanti Polonia e Moldavia.
Per chi era giunto in Italia, la Chiesa vigevanese si era invece mossa con un appello alle comunità affinché si rendessero disponibili ad accogliere le persone in fuga dalla guerra e in cerca di protezione. La Diocesi per prima era messo a disposizione 60 posti letto presso il Seminario e la Caritas si era organizzata per offrire accoglienza diretta presso la struttura di accoglienza Casa Hanna, accogliendo 10 persone di cui 6 minori. Già dalle prime settimane di marzo, più di 22 famiglie del territorio si erano rese disponibili ad aprire le porte delle loro abitazioni per ospitare i profughi, senza contare poi le moltissime iniziative avviate spontaneamente da alcune delle parrocchie della Diocesi.
Tutto questo, spiegano da Caritas, ha richiesto anche un’organizzazione degli stessi uffici: «E’ stata attivata una segreteria interna, in collaborazione con il centro di ascolto diocesano, dedicata esclusivamente alla gestione delle informazioni relative all’emergenza Ucraina: informazioni, annotazioni disponibilità delle parrocchie, indicazioni per tutti i rifugiati».
VICINANZA ATTIVA Un anno di prossimità, durante il quale Caritas Vigevano ha mobilitato il suo intero sistema, attivandosi con i propri servizi e coordinando la rete dei centri di ascolto del territorio. Nel complesso, presso i centri sono stati accolti 58 profughi ucraini che hanno beneficiato di ascolto e sostegno emotivo e relazionale, orientamento sul territorio rispetto alle opportunità di inserimento, sostegno materiale (generi alimentari, materiale scolastico, farmaci) e interventi a favore dell’integrazione (come pagamento di asseverazione titoli, corsi di ginnastica per ragazzi, accoglienza presso oratori e grest parrocchiali).
«Le persone accolte e incontrate sono state seguite, anche attraverso le telefonate di vicinanza, durante il percorso fino al raggiungimento della stabilità – è il bilancio che fanno da Caritas – sicuramente è stato prezioso il lavoro condiviso con i Servizi Sociali del territorio, il Coordinamento del Volontariato e con molte realtà del privato sociale, che ha reso maggiormente efficace la tipologia di risposta. In generale, la maggior parte delle persone incontrate sono stati ospitati da conoscenti o parenti, con quelli accolti presso Casa Hanna si è avviata una progettualità condivisa». Da giugno Caritas ha fatto un ulteriore step, potenziando l’intervento attraverso il progetto Apri Ucraina che ha incontrato 32 nuclei famigliari inserendone 17 di cui 7 minori. Il progetto si è articolato, attraverso la collaborazione di un sofisticato lavoro di rete, che ha visto la condivisione e l’attivazione di più attori sinergici.
CHIESA GENEROSA «Le Parrocchie e la Diocesi in particolar modo – segnala l’ente – attraverso gesti concreti di generosità e disponibilità, hanno contribuito ad alleggerire il bagaglio di bisogni delle persone, garantendo appartamenti idonei ad ospitare alcune persone, aiuti alimentari, vicinanza e sostegno emotivo ed economico». L’aiuto di Caritas prosegue e l’invito è rivolto a tutte le comunità, i singolo cittadini a raccogliere la richiesta dei cittadini ucraini che oggi chiedono la possibilità di trovare stabilità e un lavoro: «Le loro storie raccontano di una vita dignitosa e felice che è stata interrotta dalla guerra; i ragazzi frequentano la scuola on line e la maggior parte dichiara di voler tornare e ricostruire».
Incontrando le vittime della guerra, Caritas ha conosciuto un nuovo volto della povertà, si è trattato di persone che pur chiedendo aiuto e sostegno, hanno contemporaneamente provato e voluto rendersi autonomi; si è cercato di costruire percorsi di senso che ci hanno cambiato lo sguardo. Questo sforzo di accoglienza ha alimentato in Caritas la riflessione e l’impegno per promuovere nuovi percorsi di educazione alla pace, alla non violenza e alla mondialità perché una pace senza giustizia, senza libertà, senza uguaglianza, senza dignità per i poveri, senza rispetto dell’ambiente, è una pace monca. Ora, mentre si continua a monitorare il bisogno Ucraina e tutti gli altri bisogni sia emergenziali che strutturati, un’altra importante emergenza bussa fortemente alla nostra porta: il catastrofico terremoto in Siria e Turchia, per la quale l’ente diocesano ha già aperto una raccolta fondi.
Alessio Facciolo