Don Antonio…, dalla moto al seminario

In occasione della “Giornata delle Vocazioni”, abbiamo scelto come “testimone” da intervistare don Antonio Mercuri, fresco di nomina come responsabile diocesano della Pastorale Vocazionale e soprattutto con una bella e interessante “storia” della sua vocazione da raccontare.Per questo gli abbiamo rivolto alcune domande.
Don Antonio, la tua può essere chiamata “vocazione adulta”, in quanto si inserisce in un cammino personale che sembrava fino ad un certo punto, un cammino come quello di tanti altri giovani della tua età…lavoravi già in una azienda di Abbiategrasso, avevi i tuoi amici, avevi la fidanzata (risposta facoltativa per la privacy), poi ad un certo punto hai scelto il cammino verso il sacerdozio….da cosa è partito?

Sì, possiamo chiamare la mia vocazione “adulta” visto che avevo 33 anni quando sono entrato in seminario. Nella mia vita non ho mai pensato di essere prete. Avevo la ragazza, lavoravo, giocavo in una squadra di calcio, avevo la moto, andavo in discoteca e ho tutt’ora tanti amici. Tutto è partito da San Giovanni Paolo II, alla GMG di Roma nel 2000. In uno dei suoi discorsi ai giovani diceva che: “in realtà, è Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a deporre le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. E’ Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna”. Queste parole mi hanno stravolto la vita nel senso buono del termine.
Cosa hanno detto i tuoi amici (e la tua fidanzata…sempre risposta facoltativa) quando hai comunicato loro la tua scelta?

Se devo essere sincero e dirla tutta, la prima reazione degli amici è stata: ma sei impazzito? Però poi hanno capito quanto era profonda e vera la mia scelta e tutt’ora mi seguono e accompagnano nel sacerdozio, tanto è vero che celebro molti matrimoni e battesimi di amici e figli di amici. Per la ragazza è stata molto più pesante, sicuramente per lei è stato come sentirsi venire addosso un camion! Non è stato semplice condividere la scelta, da una parte mi spiaceva tantissimo, ma dall’altra non potevo portare avanti una relazione che sarebbe stata finta, perché quello che avevo nel cuore sembrava una bomba di gioia che doveva esplodere da un momento all’altro.
Cosa ti aspettavi dal seminario e quali aspetti positivi e negativi che hai trovato?

Premetto che non conoscevo il seminario e neanche la parola “vocazione”, quindi pensavo di entrare in paradiso e che tutto sarebbe stato bello e fantastico. Ma non posso negare che non è stato proprio così, perché in seminario ci sono persone umane con pregi e difetti come tutti i comuni mortali. La fatica più grande è stata riprendere a studiare, visto che la mia unica lettura degli ultimi 10 anni era stata: motociclismo e la gazzetta dello sport. Mentre di positivo il seminario mi ha insegnato a stare al mondo con le varie esperienze, l’essere prete è maturato in quelle esperienze dove toccavo con mano e provavo sulla mia pelle certe fatiche ma anche tante gioie.
Oggi, naturalmente abbiamo sorpassato l’idea di una vocazione sacerdotale che nasce fin da piccoli….come potrebbe essere proposta la vocazione sacerdotale ai giovani di oggi?

Sicuramente oggi non può mancare la testimonianza. Testimonianza di un sacerdozio che è gioia e voglia di vivere e servire.. Testimonianza che nello stare con gli altri, stai bene e realizzi la tua vita scoprendola più bella. Penso a chi mi sta vicino e mi vede felice. Starà volentieri vicino a me, e forse si chiederà anche motivo della mia felicità; al contrario sarà inevitabile che chi mi conosce prima o poi mi eviterà.
Naturalmente non si deve parlare solo di “vocazioni sacerdotali”…ma l’idea di “vocazione”, come impostazione di vita, c’è nei giovani di oggi?

Adesso, dopo 10 anni di sacerdozio capisco cosa vuol dire Vocazione. I giovani non hanno ben chiaro questo termine sia per quanto riguarda la vita consacrata, sia per la famiglia o altro ancora… Questo non vuol dire che non capiscono, basta stare con loro e chiarire tante loro curiosità, perché sanno molto bene quello che vogliono, presi singolarmente sono un grosso potenziale che messo insieme con i giusti metodi può realizzare grandi progetti.

Le ultime

Vigevano: addio “Maddalene”, ma comunità e servizi continueranno

La comunità delle “Maddalene” continuerà a vivere attraverso la...

Gropello, nutrito calendario per la festa patronale

Pronto a Gropello il calendario degli eventi organizzati dal...

Vigevano, uno sportello per avvicinare la giustizia

Uno sportello per avvicinare la giustizia ai cittadini. Martedì...

Milano-Mortara, il dibattito: «Chi usa i mezzi perde il lavoro»

Un territorio che rischia di essere condannato allo spopolamento...

Login

spot_img