Dopo la pausa delle ferie estive riprende il cammino della vita lavorativa e inizia il nuovo anno sociale, o, come si dice nelle cose di Chiesa, il nuovo anno pastorale. Anno nuovo, vita nuova. Così si è abituati ad affermare, anche se non succede sempre così. Quest’anno l’Araldo parte in modo nuovo dopo la parentesi estiva. C’è un nuovo Direttore, c’è una revisione dei compiti e c’è un nuovo piano editoriale. I dettagli di questo cambiamento non sono ora e qui così importanti quanto, invece, una condivisione delle strategie di fondo che si vogliono mettere in campo.
Nell’epoca della rivoluzione comunicativa vogliamo provare a fare comunicazione di comunità, a partire dall’esperienza cristiana della comunità. Oggi prevale la comunicazione senza comunità, perché la comunità dell’opinione pubblica nasce dalle interazioni comunicazionali. E’ la rivoluzione dei Social. Tutto è in prima pagina, ma non esistono più le prime pagine: bisogna conquistarsele e durano il tempo di un battito di ciglio. In questo modo l’orientamento della comunicazione, ma, soprattutto, la coscienza comunitaria sono in costante cambiamento e non si basano su nessuna identità morale e culturale stabilita e consolidata con coerenza. Occorre sempre rincorrere l’identità grazie a ricerche di opinione e di mercato e occorre imparare a capire quali sono le regole di consenso che si catturano grazie a strategie comunicazionali per lo più sottese e non condivise.
La comunicazione senza comunità porta inesorabilmente alla moltiplicazione della retorica e alle dinamiche subliminali e perciò occulte. Ciò che viene a mancare è l’elaborazione critica delle informazioni e, soprattutto, l’elaborazione morale che nasce dal dialogo e dal consenso di chi si impegna in modo dichiarato e condiviso. Appunto, manca la comunità morale da cui può nascere la proposta del dialogo, perché si chiacchiera troppo e ci si riferisce a formalità procedurali e più o meno giuridiche.
La comunità cattolica di Vigevano ritiene che sia necessario andare nella direzione di una comunicazione di comunità con gli strumenti e le logiche e i linguaggi della comunicazione contemporanea. Questo modo di fare comunicazione non ha le risorse economiche adeguate, perché non rispondenti alle logiche di mercato e di opinione che sorreggono la pubblicità e il parere dell’audience. Sa, però, di potere contare sia sulla buona volontà della comunità cristiana, che vuole investire nella logica costruttiva e responsabile dell’elaborazione comunitaria della verità di comunicazione, sia sul desiderio di promuovere anche nella comunicazione pubblica la logica sinodale che la anima.
L’intento è fare della comunicazione il luogo dell’elaborazione condivisa dei criteri morali con cui giudicare la vita e la storia al fine di promuovere uno stile di vita leale, amorevole e criticamente attento, per interpretare ciò che lo Spirito suscita nella vita delle persone e delle comunità e trasformarlo in testimonianza coraggiosa e gioiosa di carità.
Per questo scopo, chiaramente missionario e liberante, si può anche rischiare l’utilizzo di risorse economiche, comunque così ben spese.
L’augurio è che questo nuovo stile divenga sempre più prassi critica condivisa ed efficace, incontri la passione degli operatori e la costruttiva collaborazione di tutta la comunità. Con l’augurio, il ringraziamento a chi ha accettato la nuova sfida e a chi, senza tirarsi indietro da nuovi compiti, ha con competenza, perseveranza e intelligenza condotto lo sforzo e la passione editoriale in questi anni.
Vigevano, 4 settembre 2023.
+ Maurizio Gervasoni