8xMille, Giuseppe Baturi: «Firma per il bene e la dignità»

Il cardinale Giuseppe Andrea Salvatore Baturi (Catania, 21 marzo 1964) dal 16 novembre 2019 è arcivescovo metropolita di Cagliari e dal 5 luglio 2022 segretario generale della Conferenza episcopale italiana. Ordinato sacerdote nel 1993, laureato in Giurisprudenza presso l’Università di Catania, ha conseguito il baccellierato in Teologia presso lo Studio Teologico San Paolo di Catania e poi la Licenza in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Gregoriana. Dal 2012 al 2019 è stato direttore dell’Ufficio Nazionale per i Problemi Giuridici e segretario del Consiglio per gli Affari Giuridici della Conferenza Episcopale Italiana. Nominato arcivescovo di Cagliari nel 2019, è stato vicepresidente della CEI prima di essere nominato segretario.

Qual è il valore della firma dell’8xmille alla Chiesa cattolica?

«Destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica ha un valore enorme in termini di solidarietà e democrazia. Con le risorse a disposizione si va incontro ai bisogni degli ultimi, di chi non ha un tetto o un lavoro, di chi è vittima della tratta, di chi si ritrova in condizioni di disagio, dei bambini, di chi deve curarsi, di chi sfugge da guerre, catastrofi naturali ed emergenze. Insomma, di chiunque abbia necessità, sia italiano che straniero. E questo accade nelle grandi città, nei piccoli centri e nelle periferie, negli angoli più dimenticati del mondo».

La Chiesa cattolica come usa l’8xmille?

«Come previsto dalla legge, i fondi possono essere utilizzati per le esigenze di culto e di pastorale, per gli interventi caritativi nelle Diocesi e nei Paesi in via di sviluppo oltre che per il sostentamento del clero. Concretamente, con l’8xmille si riesce a restituire dignità a un’umanità spesso ai margini e sofferente e a dare supporto ai sacerdoti sul territorio e al di là dei confini nazionali. La firma è un gesto semplice, che non costa nulla, ma ha ricadute importantissime per la comunità, per il welfare, per il bene comune perché le risorse permettono di combattere il degrado sociale, di promuovere il volontariato e la corresponsabilità, di favorire la creatività delle comunità ecclesiali, di recuperare e tutelare il patrimonio artistico e culturale dei nostri territori. In sintesi, di salvare vite umane e di prendersi cura dell’uomo, in ogni contesto, a qualunque latitudine».

L’8xmille ormai in vigore dal 1990, ha cambiato, secondo Lei, il volto della Chiesa in Italia e nei Paesi in via di sviluppo?

«Basta scorrere i dati del Rendiconto, che ogni anno viene pubblicato, per comprendere quanta speranza, quanto bene e quanta dignità scaturiscono dalle firme dell’8xmille alla Chiesa cattolica. Solo nel 2023, per gli interventi caritativi in Italia, sono stati destinati 150 milioni di euro, ripartiti tra le 226 Diocesi, mentre sono stati approvati ben 440 progetti a livello internazionale, per sostenere alfabetizzazione e scolarizzazione, salute, formazione professionale in campo sanitario, agricolo-ambientale, economico e cooperativo e delle comunicazioni sociali, promozione umana e difesa delle etnie minoritarie. Sono cifre, numeri, percentuali da cui traspaiono volti, storie, sogni e ripartenze, dedizione, pezzi di strada fatti insieme, mani tese e sorrisi condivisi».

A fronte del calo progressivo delle scelte 8xmille a favore della Chiesa cattolica che appello farebbe ai cattolici perché firmino e invitino a firmare per la Chiesa cattolica?

«In un tempo di divisioni e contrapposizioni crescenti, è urgente riscoprire l’importanza di valori come il bene comune, la solidarietà, la partecipazione. Firmare per l’8xmille alla Chiesa cattolica fa la differenza, spesso anche tra il vivere e il morire, per migliaia di persone. Non è retorica, ma realtà. Io stesso ho avuto modo di constatarlo in diverse occasioni, ad esempio in Siria e in Libano, dove i poveri ora possono curarsi e nutrirsi, in situazioni in cui altrimenti sarebbe stato impossibile».

Lo possono destinare tutti?

«Tutti, sia chi presenta il 730 o il Modello Redditi Persone Fisiche, ma anche i pensionati e chi non è obbligato a presentare la dichiarazione, possono contribuire, senza costi, perché l’8xmille non è una tassa in più – a mettere in circolo amore, bellezza e speranza. E questo fa bene a chi di queste risorse ne usufruisce, alla Chiesa, allo Stato e al suo welfare, alla società, a ciascuno. Provare per credere».

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