Si intitola “La speranza per il domani: verso un’agricoltura più sostenibile” la 74° Giornata Nazionale del Ringraziamento, proposta dalla Conferenza Episcopale Italiana per domenica 10 novembre. Tradizionalmente collocata nella seconda domenica del mese in cui si conclude il lavoro dei campi prima della pausa invernale, questa ricorrenza costituisce
l’occasione più opportuna – spiegano i Vescovi – per testimoniare ai lavoratori della terra l’apprezzamento la gratitudine e la solidarietà fraterna dei cattolici italiani e per implorare dal Signore per loro e per tutti assistenza e prosperità.
RENDERE GRAZIE In un contesto ormai proteso alla dimensione tecnica e digitale, richiamare il valore della fatica dell’uomo come partecipazione all’opera creatrice di Dio, assume un significato che va al di là del solo aspetto sociale e prende la forma di un richiamo alla conversione per riscoprire il rapporto di filiale dipendenza da un Dio Padre buono che si prende cura di tutti i suoi figli. L’atteggiamento di fondo da riscoprire è infatti quello proposto da san Paolo VI nel suo Angelus dell’11 novembre 1974: «E’ bello il mondo? ringraziamo Iddio. È feconda la natura? Ringraziamo Iddio. La preghiera è la celebrazione del cosmo e della Provvidenza, che da essa si effonde. Mistero e certezza, gioia di sapere e di avere, premio al lavoro e al pensiero, conforto al dolore ed anche alla morte». Dinanzi a questa prospettiva, l’opera agricola diventa qualcosa di più di un mero strumento di sussistenza e riveste la dimensione di un «dovere religioso di rispettare, custodire, coltivare, lavorare la terra, che è madre generosa di nutrimento e di ricchezza per tutti gli uomini».
RICONOSCIMENTO Come ricorda il salmo 24 «del Signore è la terra e quanto contiene, l’universo e i suoi abitanti» e dalla qualità di questa relazione tra Creatore e creatura dipende non solo l’efficacia del lavoro, ma anche il complesso equilibrio ecologico su cui si fonda la vita del pianeta. Da tale constatazione prende le mosse il Messaggio preparato dalla Cei per l’edizione 2024 della Giornata. «Solo salvaguardando il terreno e, insieme, le attività agricole e gli agricoltori – si legge nel testo – può essere perseguito un uso dinamico ma sostenibile che limiti il consumo e lo spreco di territorio e, allo stesso tempo, tuteli le produzioni alimentari e la biodiversità». Quello che si rende necessario è un cambio di mentalità che tocca tutti, non soltanto i lavoratori e chiama in causa valori molteplici. «Il rinnovamento degli stili di vita – afferma il documento – è una via possibile e percorribile per supportare le politiche ambientali e riorientare l’economia nel segno della sostenibilità e della giustizia».
GIOVANI Le nuove generazioni sono chiamate in causa da questo processo per impegnarsi «nella cura della terra indirizzando a un diverso modello economico, riducendo sprechi e consumi, riscoprendo le potenzialità delle comunità locali e salvaguardando le conoscenze tradizionali». Un impegno come «protagonisti con la loro attività, di questo momento cruciale della storia, nel quale il loro contributo è fondamentale». A loro in modo particolare i vescovi consegnano l’auspicio, con il quale si conclude il Messaggio, «che si promuovano politiche nazionali ed europee che ripropongano corrette riforme agrarie, adeguato riconoscimento economico del lavoro agricolo e del valore dei prodotti agricoli, riduzione degli sprechi dal campo alla tavola, valorizzazione dell’agricoltura familiare». L’Italia, per cultura e importanza del retaggio agricolo nella storia, costituisce «un laboratorio ideale, per diversità di ambienti e condizioni socioeconomiche, per sperimentare vie nuove nelle tante forme di agricoltura».
don Carlo Cattaneo