Il senso profondo dell’obbedienza

Inizia con questo articolo una riflessione dedicata ai “consigli evangelici”. Siamo soliti pensare che la castità, la povertà e l’obbedienza riguardino solo i religiosi e le religiose, ma in realtà sono la forma evangelica con la quale ciascun credente rende visibile l’amore di Dio e il suo stile nel mondo. Sono come una porta, un punto di passaggio per esprimere il legame con la vita, la «vita in abbondanza» (Gv 10,10). I consacrati e le consacrate dichiarano, facendone voto, che desiderano abitare la storia amando come Gesù ha amato, casto, povero e obbediente.

ETIMOLOGIA L’obbedienza – dal latino “ob”, “dinanzi” e “audere”, “ascoltare” – significa ascoltare intensamente chi sta dinanzi, mettersi nella postura di chi sta nella relazione con ciò che è fuori da sé e apprende: «Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli» (Is 50,4b). Obbedire dunque sollecita un’attitudine alla ricerca e al desiderio piuttosto che alla sottomissione della volontà. Siamo realmente in ascolto della vita, degli appelli della storia, del grido dell’umano? Come partecipiamo alla responsabilità di obbedire alla vita? Per obbedire bisogna essere liberi di farlo: «L’obbedienza senza libertà è schiavitù, la libertà senza obbedienza è arbitrio» (Bonhoeffer).

L’obbedienza è una “capacità” e non una “passività”. Quanto siamo realmente liberi dal giudizio degli altri, da come ci vogliono gli altri? Quali sono i condizionamenti che limitano la nostra libertà di scegliere?

LIBERA RINUNCIA Dunque, l’obbedienza si concretizza quando la persona fa una scelta libera che ritiene giusta davanti a Dio, anche se va contro il suo interesse. Con questa decisione la persona esprime e dà forma al suo desiderio profondo di seguire Gesù e di vivere in comunione con Dio, i fratelli e le sorelle che incontrerà sul proprio cammino. La persona che assume una decisione di questo tipo è disposta ad accettare una rinuncia, talvolta gravosa, perché crede nella promessa del Vangelo. Questo richiede sia la capacità di discernere cosa realmente si desidera, sia la libertà interiore per dire di sì o di no alle richieste che arrivano da altri. Possiamo interpretare lo “ascolto della vita”, quell’obbedienza che ha vissuto Gesù in una triplice obbedienza: l’obbedienza “a sé”; l’obbedienza “fraterna”; l’obbedienza “all’autorità”.

TRE OBBEDIENZE L’obbedienza a sé stessi è il riconoscimento a livello personale ed interiore che essa, oltre a perseguire un bene oggettivo, allo stesso tempo mi fa crescere verso la verità di me stesso. Esiste anche un’obbedienza fraterna, reciproca, nella misura in cui ciascuno, esce dalla sua “comfort zone” e si mette in ascolto dell’altro per percepire le sue aspirazioni e i suoi bisogni reali, aderire a ciò che egli desidera per il suo bene e l’aiuta a realizzarsi umanamente. Nella concretezza dell’esistenza, il rapporto tra la persona e Dio si esprime sempre in mediazioni storiche che inevitabilmente sono imperfette, tra queste – per la vita religiosa – occupa un posto fondamentale l’istituzione a cui si appartiene. Una risposta positiva alla chiamata di Dio deve esprimersi in forme compatibili con le richieste dell’istituzione e per fare questo è necessario avere un dialogo serio tra la persona, la sua comunità e chi in essa occupa un ruolo di autorità. L’autorità è a servizio dell’obbedienza a sé stessi e dell’obbedienza fraterna e sempre aperta a cercare, nel dialogo e nel confronto, come compiere il Regno di Dio. Tre obbedienze che dunque non sono parallele e soprattutto non si escludono vicendevolmente: sono una dentro l’altra e contemporanee. Quando obbedisco al fratello non smetto di obbedire a me stesso. Quando obbedisco “al superiore” non smetto di obbedire a me stesso e al “fratello superiore” che ho davanti. Se queste tre obbedienze faticano a mettersi in relazione, in modo sano e adulto, si aprono questioni di abuso di potere e di coscienza. In questa quotidiana tensione si compie l’obbedienza alla promessa di Dio che tutti gli uomini e le donne siano salvi e abbiano la vita.

sr. Simona Corrado

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