Introduzione alle virtù

Con la parola virtù indichiamo una qualità positiva, una capacità, un “ornamento” che arricchisce la persona. La definizione più bella resta forse ancora quella data da San Tommaso d’Aquino:

La virtù è ciò che rende buono colui che la possiede.

OCCHI LUCENTI Cosa significa quando diciamo che una persona è buona? Intendiamo dire che una persona si comporta in un certo modo per una costrizione esterna o solo per necessità esterna? No, intendiamo dire che quella persona ha una bontà che le brilla negli occhi, nel cuore, in tutto il suo essere. Una persona è buona quando la sua bontà è qualcosa di interiore, una qualità della sua vita, che si manifesta nelle azioni esterne. Incontrando una persona buona sentiamo una sorta di eco in noi, una corrispondenza che spinge a voler essere così. Occorre però un impegno perché la vita diventi più umana.

I BIVI Quando siamo di fronte a un neonato ci chiediamo: che ne sarà di lui? Che cosa faranno gli altri di lui? Quali strade percorrerà? Tanto Adolf Hitler quanto madre Teresa di Calcutta sono stati neonati. Era semplicemente destino che la vita di uno prendesse quella piega e quella dell’altra una strada differente? Perché inorridiamo di fronte alla strada presa da Hitler e siamo grati per madre Teresa? Perché pensando a madre Teresa il nostro cuore è lieto? Perché consideriamo riuscita la sua vita e sbagliata l’altra? Che cosa occorre allora per fare buono l’uomo?

ALLENAMENTO In questo “arduo lavoro” ci vengono in aiuto proprio le virtù le quali non sono delle semplici buone abitudini che segnano il comportamento esterno, ma vere e proprie impronte interiori che ci fanno buoni. Certo, le virtù non nascono da sole come i funghi dopo un’abbondante pioggia, ma richiedono cura e impegno. Esse si trovano embrionalmente dentro di noi come disposizioni che una volta portate a maturazione, non senza fatiche e lotte, ci offrono lo spettacolo di una magnifica fioritura. Dove si forma una virtù, essa diventa sorgente di un agire umano buono. Nel Catechismo di legge che

«la virtù è una disposizione abituale e ferma a fare il bene» che procura facilità, padronanza di sé e gioia per condurre una vita moralmente buona.

CARDINALI, TEOLOGALI Questa idea della virtù esisteva già molto prima del cristianesimo. Anche i filosofi pagani come pure altre culture e religioni avevano compreso che c’è bisogno di “costruire” la persona dal di dentro. L’avvento di Cristo aggiunge però una novità: se nel cuore di ogni uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio, sono deposti i germogli delle virtù naturali che devono crescere e svilupparsi, in chi accoglie il dono della filiazione divina in Cristo mediante il battesimo e gli altri sacramenti, sono posti i germogli della stessa vita divina. I primi germogli sono quelli che chiamiamo virtù cardinali perché consentono alla persona, non soltanto di compiere atti buoni, ma di dare il meglio di sé e sono la prudenza, la giustizia, la fortezza e la temperanza; gli altri introdotti dalla Pasqua di Gesù sono un dono di grazia che chiamiamo virtù teologali perché si riferiscono direttamente a Dio e dispongono i cristiani a vivere in relazione con la Santissima Trinità e sono la fede, la speranza e la carità. Pur essendo un dono le chiamiamo virtù perché diventano qualcosa di nostro.

don Paolo Ciccotti

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