Quando parliamo del peccato non stiamo parlando di una realtà della quale noi siamo semplicemente spettatori, ma di qualcosa che in una certa qual misura ci attraversa e della quale noi partecipiamo. Di fronte alla realtà del peccato, non è infrequente che si faccia largo la tentazione di darne spiegazioni elusive, oppure scaricando la colpa sugli altri. Va però subito precisato che parliamo del peccato nella certezza che nessuna situazione di peccato sia senza via d’uscita, poiché sempre è presente la realtà della relazione con Dio, almeno in quanto da lui offerta.
CATASTROFE La sciagura dell’umanità inizia con la prima colpa: «Ma il Signore Dio chiamò l’uomo gli disse: dove sei?» (Gen 3,9). La fuga di Adamo dalla presenza di Dio non è che l’espressione esterna dell’avvenuta separazione da Dio attraverso il peccato. Dopo il peccato, l’uomo fugge, si nasconde, rimane solo, si trova nudo e spogliato di tutto. Sembra non rimanergli altro che la fuga da se stesso e da Dio, inseguito continuamente dalla maledizione della morte. Se ci chiediamo quale sia l’essenza del peccato dobbiamo precisare che il peccato non può più essere compreso dall’uomo così come egli è diventato dopo la caduta. Dell’essenza del peccato fa parte, infatti, il suo rendersi incomprensibile, il suo produrre inganni su se stesso. Il peccato investe la totalità di ciò che l’uomo è e quindi, in seguito ad esso, nulla è più come prima. Il peccato – dice bene Romano Guardini – è una catastrofe dell’esistenza.
TORNARE A GESÙ Lo sguardo che cerca di cogliere il peccato per comprenderlo è esso stesso parte della nuova tragica condizione. Per comprendere cosa esso sia occorre allora partire dalla Redenzione. Il primo a comprenderlo in maniera decisiva è stato Gesù Cristo che ha espiato il peccato. L’uomo comprende la serietà e la gravità del peccato nella misura in cui si unisce all’esistenza e alla espiazione di Cristo attraverso la fede e la conversione. Veniamo al dunque: che cosa è mai il peccato se Dio per riscattarlo si è spinto fino a “dare” il suo Figlio unigenito? Il peccato può essere compreso solo a partire dalla Croce e la Croce può essere compresa a partire dal peccato. San Matteo ci spiega il nome di Gesù alla luce dalla missione che determina tutta la sua vita:
Ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati (Mt 1,21).
NON AUTENTICI Il senso di Dio e il senso del peccato vanno di pari passo e non si può parlare del secondo se non vivo un adeguato rapporto con Dio Padre. Quanto più conosco Dio tanto più sarò capace di comprendere il peccato: è un porsi nel modo sbagliato innanzitutto verso Dio; è la disobbedienza dell’uomo nei confronti di Dio; è la rottura della relazione vitale con Dio e tutto questo comporta la scomparsa dell’autenticità umana. La distruzione della relazione fondamentale si traduce nella distruzione delle relazioni proprie dell’uomo: con se stesso, con gli altri, con il lavoro, con il mondo, con le cose. La logica che anima il peccato è logica di morte. Solo se il Figlio ci farà liberi – ci ricorda San Giovanni (8,36) – saremo liberi.
don Paolo Ciccotti