Conosciuto come lo “stratega della carità” per il suo impegno verso i bisognosi, don Luigi Orione si confessava da padre Fedele, al secolo Marco Zella, originario di Gropello Cairoli e prozio di don Angelo Gallotti di Zerbolò, che prese i voti nel 1980, 7 anni dopo la morte della moglie.
LA VITA Emanuele Gallotti, nipote di don Angelo, ha ricostruito una parte della biografia di padre Fedele e ora divulga le sue ultime scoperte; «Il mio avo, che aveva frequentato il seminario di Vigevano ed era stato ordinato sacerdote il 9 giugno 1879, nel 1900 al ritorno da Roma, dove aveva pellegrinato per l’Anno Santo, invece di tornare a Vigevano, andò a bussare alla porta del convento dei cappuccini di Castellazzo Bormida (Alessandria). Vi entrò come novizio, prese il nome di padre Fedele e rimase Cappuccino in umile semplicità fino alla morte, il 18 dicembre 1936».
Recentemente ho scoperto perché scelse proprio l’ordine francescano, dopo aver frequentato un’altra comunità religiosa.
LA SCELTA A rivelarlo fu proprio don Orione, dopo averlo saputo dallo stesso padre Fedele: «Un giorno vide che uno di questi altri religiosi, che lo aiutava nel ministero parrocchiale, aveva gli occhiali e l’orologio d’oro. Un’altra volta sentì da un altro di questi che amava troppo la musica, dire: “Io pesterò tanto i piedi, finché i superiori stanchi non mi abbiano concesso quanto io desidero”. E un altro di quei religiosi gli diceva che andava volentieri per divertirsi a suonare l’armonium e voleva vino e pietanze saporite. Padre Fedele finì per perdere l’amore per quella comunità religiosa e ne scelse un’altra, ove i membri fossero un po’ più mortificati e praticassero la povertà religiosa. Ora lo sapete che padre Fedele si trova felice tra i Cappuccini a Tortona». Il motto di don Orione “Qui coepit se ductorem, coepit seductorem” significa “Chi sceglie se stesso come guida, sceglie un seduttore”, indica che il santo tortonese riconosceva i rischi dell’autorità e apprezzava l’umiltà e la saggezza di padre Fedele per mantenersi sulla retta via.
Davide Zardo