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Osservatorio 4-3 / Armi “vincenti”

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Eravamo abituati a “sentir parlare” delle guerre… in Afghanistan, in Africa, in Paesi lontani non solo territorialmente ma soprattutto culturalmente e politicamente… questa che si sta combattendo in Ucraina è una guerra “vicina”, non solo perché è in Europa, ma soprattutto perché la “sentiamo” vicina. E’ vero, dal punto di vista territoriale e politico indubbiamente ci coinvolge, basta un “niente” per trovarcela sotto casa. Ma crediamo che il coinvolgimento della gente sia soprattutto dovuto al fatto che questa non si tratta semplicemente di una guerra “raccontata” ma soprattutto “testimoniata”.

Ogni giorno scorrono davanti ai nostri occhi volti di bambini, ansie di persone che corrono ai rifugi, “esodi” per fuggire dalle bombe e in quei volti, in quelle code chilometriche noi vediamo i nostri amici, i nostri parenti, le persone che ci sembra conoscere da sempre. Un bel servizio televisivo, qualche giorno fa, ha aperto il TG non con i tradizionali titoli delle notizie, ma con i volti… dei bambini, della gente… ciascuno di noi in quei volti ha visto il proprio figlio, la propria mamma, gli amici… coloro che incontriamo ogni giorno al bar o sull’autobus… ci siamo immedesimati in loro. Per questo è partita una gara di solidarietà che ha coinvolto non solo le tradizionali “sigle” umanitarie, ma ciascuna famiglia, ciascuna comunità, ciascun bambino pronto a rinunciare qualcosa di sé stesso per aiutare un suo “amico” che si trova in quelle terre.

Abbiamo visto e vediamo pregare gente che non è assuefatta ai rosari, abbiamo visto fiaccolate che hanno richiamato spontaneamente migliaia di persone, abbiamo visto raccogliere fondi da associazioni e da vicini di casa, abbiamo visto pulmini partire quasi all’avventura per portare a quella gente un po’ di cibo, un materasso, medicine, tanto che in qualche luogo si è creato un “esodo” al contrario, non per fuggire, ma per “andare” a dare una mano a quella gente. Anche realtà “politiche” spesso inquadrate in schemi rigidi, tipo il mondo del calcio, non hanno esitato a “buttare fuori” dalle competizioni internazionali le squadre russe, con il rischio di mandare in tilt tutto il mondo dello sport…

Per questo abbiamo speranza che questa guerra finisca presto, perché lo stesso Putin e con lui tutti gli strateghi della guerra, si renderanno conto di non poter più ragionare con la logica delle armi, ma si dovranno fermare davanti a quei bambini, consapevoli che dietro a loro ci sono volti, storie, solidarietà e soprattutto quella forza dell’amore che potrà davvero “abbattere” tutte la potenza delle armi.

Dep

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