12.3 C
Vigevano
giovedì, Giugno 1, 2023
More
    HomeSportItalia-Spagna: Luis Enrique inventa il "Tiki tackle"

    Italia-Spagna: Luis Enrique inventa il “Tiki tackle”

    E’ stata la vittoria del calcio all’italiana sul tiki taka spagnolo… ma davvero è andata così? Le statistiche a una prima lettura sembrerebbero confermarlo: 7 tiri azzurri contro 16, 35% di possesso palla contro 65%, 404 passaggi completati e 306 riusciti contro 934 e 833 con un’accuratezza del 76% per la truppa di Mancini e dell’89% per quella di Luis Enrique. Eppure… eppure ci sono anche altri numeri che raccontano qualcosa di diverso. Le Furie rosse, sia pur di misura, hanno fatto più falli dell’Italia, 18 a 17; i palloni recuperati sono stati quasi gli stessi, 52 a 49 a favore di Chiellini e compagni, perfino la sovrabbondante produzione di conclusioni si rivela apparenza più che sostanza, perché gli iberici hanno calciato in porta 4 volte, come gli italiani.

    Questo vuol dire che la Spagna ha giocato male o che l’Italia non abbia sofferto? No, la Spagna ha disputato un’ottima partita… difensiva. E lo spiega meglio di ogni cifra il migliore della Roja nel match di Wembley, Dani Olmo, la mossa a sorpresa che doveva togliere riferimenti in marcatura a Bonucci e Chiellini aumentando l’imprevedibilità dell’attacco spagnolo contro una difesa molto forte, eppure non rapidissima nel breve. Già nel calcio degli anni Duemila è una notizia che sia la Spagna a prendere delle contromisure per affrontare l’Italia – come ha fatto Martinez col Belgio nei quarti, mentre Mancini non ha mai cambiato lo spartito del suo “Tiki taka verticale”, anche se le interpretazioni non sono state tutte identiche – ma si può dare anche una lettura differente della “mossa”.

    Tornando ai numeri: Olmo è il calciatore spagnolo che ha fatto più falli di tutta la rosa, 9, la maggior parte dei quali proprio martedì sera, bloccando ogni ripartenza azzurra pur senza rimediare un cartellino giallo per i falli tattici commessi. E quando l’Italia superava il primo schermo, Busquets e Koke agivano da secondo, spezzando ogni tentativo di azione, si veda l’intervento del capitano dell’Atletico su Emerson Palmieri a fine primo tempo (anche qui senza giallo). Si è trattata di una scelta ben precisa da parte di Luis Enrique.

    Per impedire all’Italia di costruire, sapendo appunto che questo sarebbe stato il canovaccio e al contempo che sarebbe mancato un interprete perfetto come Spinazzola, ha alzato il pressing a ridosso della trequarti azzurra, ma in questo modo ha dovuto alzare una linea di difesa molto lenta – soprattutto nei centrali, si era dimostrata tale anche contro la Svizzera e la Croazia – e non poteva permettersi di subire una ripartenza veloce, i cui effetti si sono visti al momento dell’uscita sgangherata di Unai Simon su Emerson, quando prima Immobile e poi Barella non sono riusciti a trovare una finestra d’opportunità per calciare a porta sguarnita, ma anche in occasione dell’1-0. Sempre per impostare la partita in questo modo il ct ha messo la marcatura a uomo su Jorginho, Chiesa, Insigne e Immobile, quest’ultimo addirittura raddoppiato, perché pericoloso soprattutto in campo aperto.

    E Di fatto Luis Enrique ha unito tradizione iberica e italica in un inedito “tiki tackle” fatto di possesso palla sì, ma anche di recupero immediato del pallone e intensità agonistica. Una proposta apprezzabile da parte di un allenatore che nel Belpaese ha lavorato e che quindi ha potuto assorbirne la “lezione” calcistica, ma che forse ha tolto un po’ di lucidità in fase di chiusura delle azioni: tanti passaggi sbagliati al momento dell’ingresso in area e tanti tiri sbilenchi. O forse semplicemente nel 2010 sulle ali c’erano Iniesta e Pedro, mentre qui le occasioni migliori sono arrivate a Oyarzabal. Buon giocatore, ma quelli erano extraterrestri.

    Giuseppe Del Signore

    POPOLARI

    I canali ufficiali

    2,375FansLike

    Pubblicità

    Per info sulla pubblicità:
    Email - araldo@diocesivigevano.it
    Telefono 3286736764