Una vera e propria istituzione, che rischia di scomparire. È la bancarella di frutta e verdura che dal 1966 si trova al mercato coperto di via RoccaVecchia, proprio di fronte a piazza Sant’Ambrogio.
Avviata da Giovanni Scavuzzo, che è mancato nella primavera di quest’anno, l’attività da diverso tempo è portata avanti dal figlio Giacomo, 65 anni, che ogni giorno, dal lunedì al venerdì, dalle 8 alle 14, è alla sua postazione per fornire un servizio ai residenti del quartiere, soprattutto anziani e casalinghe. Un servizio prezioso, visto che molti di loro non vanno al supermercato. La merce di Giacomo, inoltre, è di alta qualità, e spande il suo profumo in un angolo quasi incantato. Ma adesso, col prossimo rifacimento della copertura, quel profumo potrebbe sparire. «Tra lo smantellamento del vecchio tetto e la posa del nuovo – spiega Giacomo – passerà un lasso di tempo ancora non ben definito, e in quel periodo io non potrò lavorare dove sono adesso. Il Comune mi ha proposto di trasferire il mio banchetto in piazza Sant’Ambrogio, ma come faccio tutta la mattina sotto il sole? Mi hanno suggerito di ripararmi con un gazebo, ma con la pioggia e il vento forte rischia di volare via tutto. Dovrei interrompere il servizio non so per quanto tempo, ma la mia preoccupazione maggiore è per la clientela, composta soprattutto da gente anziana.
Se qualcuno vuole anche solo una mela gliela do, non c’è problema, anzi se vedo che ha dei problemi economici gli regalo qualcosa. Ma al supermercato ti permettono di prendere una mela sola?
E poi c’è il rapporto personale, con l’abitudine di salutarsi e scambiare quattro chiacchiere, cosa che in un centro commerciale è più difficile, perché vanno tutti di fretta. Lavoro da quando ero giovanissimo, quando avevo 7 anni mio padre mi portava con sè al lavoro. Papà veniva dalla Sicilia, erano nove fratelli. Prima qui c’erano molte altre bancarelle, adesso è rimasta solo la mia».
Una soluzione temporanea potrebbe consistere nel trasferire la postazione sotto i portici di piazza Ducale, davanti alla filiale Cariparma, ma ci vorrebbe l’autorizzazione della proprietà privata, e questo potrebbe richiedere tempo. «Molte persone – conclude Giacomo Scavuzzo – mi hanno espresso la loro solidarietà e qualcuno ha proposto anche di organizzare una petizione, una raccolta di firme da presentare al sindaco. Io non protesto e non punto i piedi. Voglio solo continuare il mio lavoro, che prima o poi, lo capisco, dovrà pur concludersi, perché tutto ha un inizio e una fine. Ma finire così, no».
Davide Zardo