Pagavano un agente della polizia penitenziaria in servizio per farsi recapitare in carcere telefoni cellulari e droga. L’attività d’indagine svolta congiuntamente dai militari della della Guardia di Finanza e dagli agenti della Polizia penitenziaria di Vigevano ha permesso di disvelare un sistema mediante il quale alcuni detenuti della casa di reclusione dei Piccolini riuscivano a farsi recapitare merce illecita all’interno dell’istituto, avvalendosi dei propri familiari e, cita il comunicato delle Fiamme Gialle, «di un agente infedele della Polizia Penitenziaria in servizio».
LE INDAGINI Le indagini hanno permesso di individuare un agente che, dietro compenso economico, ha introdotto più volte all’interno del carcere oggetti non consentiti come cellulari o sostanze stupefacenti di vario tipo. Il modus operandi era consolidato: i detenuti, una volta d’accordo con l’agente, provvedevano a metterlo in contatto con i loro familiari o amici all’esterno del carcere, i quali recapitavano a quest’ultimo il materiale da introdurre all’interno dell’istituto, oltre al suo compenso.
I “LANCI” Le attività svolte, inoltre, hanno permesso di individuare un altro sistema di introduzione di stupefacenti all’interno del penitenziario, con i pacchi contenenti la droga che venivano lanciati dalla recinzione esterna della casa di reclusione. Durante uno di questi “lanci”, le forze dell’ordine hanno arrestato in flagranza di reato quattro soggetti, tra cui colui che forniva la sostanza stupefacente da introdurre all’interno dell’istituto penitenziario; contestualmente è stata sottoposta a sequestro la stessa sostanza. Nei confronti delle nove persone coinvolte a vario titolo nei fatti la Procura ha avanzato richiesta di rinvio a giudizio.
Alessio Facciolo
