La città ducale è pronta ad assumersi i costi, non solo economici, della sua rigenerazione? In questi giorni l’amministrazione guidata da Andrea Ceffa sta muovendo i primi passi per la redazione del nuovo Pgt, il documento programmatico che delineerà lo sviluppo urbano (ma non solo) della città ducale nei prossimi anni. Il tema della rigenerazione urbana sarà una delle sfide principali che il comune di Vigevano dovrà affrontare. In ottica Pgt, le categorie produttive hanno già tirato fuori l’argomento nell’incontro tenutosi la settimana scorsa con gli amministratori: a spaventare sono soprattutto i possibili costi del recupero delle aree dismesse, moltiplicatisi in maniera esponenziale in questi anni. Rigenerazione d’altra parte non vuol dire dare una mano di bianco su qualche vecchia casa, ma ridare linfa vitale al tessuto urbano già esistente.
SOLDI Il Pgt è anche una questione di soldi. O almeno, di quanti e di come una città è disposta a investirne: questa scelta è una delle principali responsabilità a cui è chiamata la politica locale, di qualunque orientamento e livello. «Il tema della rigenerazione soprattutto ha alcuni problemi che non sono risolvibili esclusivamente con l’urbanistica»: a spiegarlo è Roberto De Lotto, docente di Tecnica e progettazione urbanistica all’Università di Pavia. Senza entrare nella specifica situazione di Vigevano («Personalmente non la conosco nel dettaglio – precisa – anche se come facoltà stiamo attenzionando tutto il territorio provinciale»), il professore solleva quei potenziali conflitti che, in linea generale, possono emergere nella programmazione di governo territoriale di una città di medie dimensioni. «La rigenerazione innanzitutto ha costi più alti di un intervento su un’area vergine» prosegue De Lotto: e con la legge regionale del 2019 che sgrava di alcuni oneri chi decide di intervenire in tal senso, anche gli introiti rischiano di essere minori. «Se si decide che la rigenerazione è un “bene” collettivo bisogna avere presente che il Comune incasserà meno soldi, con tutto quello che ne consegue». Inoltre un conto è rigenerare un immobile a Milano, un altro è farlo nella città ducale, dove il mercato immobiliare è molto diverso e le case, anche quelle nuove, costano decisamente meno:
Il mercato della rigenerazione a Vigevano può offrire case a cifre competitive rispetto alle aree circostanti? Tutto dipende dalle strategie che si vogliono adottare.
CONFLITTI Anche perché l’attrattività di una città non dipende solo dalla disponibilità immobiliare in senso stretto, ma di quella che viene definita qualità di vita: e non tutte le strategie vanno necessariamente in questa direzione. Per esempio, rigenerare immobili già esistenti porta talvolta a densificare la cosiddetta “città consolidata” (ossia tutta la parte di patrimonio costruito oltre i centri storici e prima delle nuove realizzazioni): «Ma una città concentrata – spiega De Lotto – non sempre offre una buona qualità ambientale». Ogni scelta, insomma, solleva potenziali conflitti: la sostenibilità economica non va a braccetto con quella ambientale, né con quella sociale. «Se dovessimo investire 200mila euro per cambiare i serramenti di una scuola oppure per realizzare un parco, non troveremmo una scelta più “giusta” di un’altra: bisogna capire quali opere fare e in che direzione si vuole andare». E se accontentare tutti, secondo De Lotto, è impossibile, trovare compromessi, invece, è forse deleterio. «La politica deve assumersi l’onere di scegliere: è per questo che le amministrazioni vengono elette».
Alessio Facciolo