Un modo nuovo per comprendere il dramma della Shoah. Certe tradizioni non tramontano mai, mentre altre si evolvono con il tempo; per la prima volta da diversi anni all’Istituto d’Istruzione Superiore Angelo Omodeo di Mortara, per la giornata della memoria, le carte sono state mescolate.
RACCONTI Rispetto al tipico spettacolo, preparato con l’aiuto degli studenti volontari e dei membri del corso di recitazione offerto dalla scuola, quest’anno gli studenti sono usciti dagli schemi. Nel corso dei primi mesi di scuola, a seguito di diversi incontri, si è deciso di mettere in scena qualcosa di diverso: dividendo l’esperienza in 5 stanze sparse per la sede centrale, le classi hanno potuto assistere a diversi racconti della Shoah, potendo osservare il male perpetrato tra le recinzioni di quei campi attraverso svariati racconti. Come affermato dalla coordinatrice del progetto, la professoressa Adele Andreozzi, l’obiettivo era quello di «far parlare le emozioni, limitando al più possibile le parole, puntando su sensazioni, emozioni e video sia recitati che animati. Nell’ultima stanza – prosegue – abbiamo passato la parola agli studenti per ricevere un feedback di questi 40 minuti circa di esperienze».
Abbiamo voluto porre la lente d’ingrandimento sulle donne vittime della Shoah – conclude – senza ovviamente dimenticare tutte le persone che non ce l’hanno fatta. Riproporremo la figura della donna “protagonista” anche più avanti, nella giornata dedicata al ricordo delle vittime di mafia.
ALUNNI E PROF Il rappresentante d’istituto Kaled Ltifi, coinvolto nella produzione dell’esperienza, si ritiene soddisfatto del lavoro svolto da tutto il gruppo: «Siamo davvero soddisfatti del risultato finale. Sinceramente, non ci aspettavamo di riuscire a realizzare un progetto di questa qualità, e vedere il lavoro prendere forma è stata una grande soddisfazione per tutti noi. Organizzare il progetto è stata un’esperienza intensa ma molto significativa, sia per gli organizzatori che per i partecipanti. Le idee per il progetto sono nate grazie al contributo creativo di molti studenti – continua – ognuno ha portato le proprie intuizioni, e insieme siamo riusciti a trasformarle in un lavoro concreto e significativo, soprattutto in situazioni complesse e con tempi ridotti». Il prodotto finale non ha colpito solamente gli studenti, ma anche i docenti che hanno accompagnato i ragazzi stanza per stanza, come affermato dalla prof Rosaria Beninati: «Il messaggio che volano trasmettere è arrivato forte e chiaro, ed il tutto è stato organizzato nei minimi dettagli. Quello che mi ha colpito di più è stata sicuramente la prima stanza. Il fatto di non poter vedere ha instaurato un senso d’angoscia verso l’incognito. Mi ha fatto pensare e riflettere alle persone che l’hanno vissuta di prima mano». Certe volte, cambiare può portare aspetti postivi. Qualcosa che dovrà rimanere per sempre indelebile, invece, è il ricordo delle atrocità subite dal popolo ebraico in quegli anni, per fare in modo che una tale sofferenza non si ripeta mai più.
Edoardo Zanichelli