Il brano del vangelo di Marco di domenica racconta dei discepoli che, tornati dalla missione, si ritrovano attorno al Maestro per narrare le opere da loro compiute, sul Suo esempio: guarigioni, esorcismi, predicazione… neanche il tempo di mangiare, tanto erano presi dall’annuncio del Vangelo e dall’insegnamento alle persone che accorrevano da loro.
Di fronte alle narrazioni dei discepoli Gesù non si “complimenta”, né tantomeno loda il loro operato: il Signore decide diversamente, porta il gruppo dei Dodici in un luogo tranquillo, in disparte, lontano dalla folla. La fatica della predicazione e delle opere degli apostoli suscita in Gesù una particolare attenzione: essi meritano di riposare, dopo la loro generosa disponibilità nella missione.
Ma, quando trovano un po’ di quiete… la folla scopre le intenzioni di Gesù e dei discepoli e li precede. Una folla letteralmente rapita dagli insegnamenti del Maestro, tanto che, come i Dodici, dimentica che è ormai l’ora di mangiare. In questo momento Gesù è in mezzo a due gruppi, entrambi connessi da un bisogno comune, la fame: gli apostoli, presi dalle opere da compiere non perdono tempo a mangiare, mentre la folla è rapita, assorta nell’ascolto dell’Annuncio che si dimenticano di mangiare.
Gesù nutrirà entrambi i gruppi, moltiplicando i pani (la pericope di questa domenica infatti è propedeutica alla narrazione del miracolo della moltiplicazione).
Il Vangelo ci presenta l’attenzione del Signore ai nostri bisogni e come, per certi aspetti, noi uomini fatichiamo a mostrarci bisognosi. Talvolta proviamo imbarazzo e disagio nel dimostrarci bisognosi, fingendo di essere sufficienti a noi stessi. Il richiamo alla fame e alla sete ci riconduce non tanto ai bisogni primari (certo, tanti nel mondo ne soffrono, purtroppo), ma quanto a sentire che di Dio abbiamo necessità, come il cibo e l’acqua per sopravvivere.
Per questo Gesù, nel racconto, prova compassione per la folla, «perché erano come pecore senza pastore»: uomini bisognosi, trascurati da coloro che dovevano guidarli, che ritrovano nel Maestro il vero pastore, Colui di cui avevano tremendamente bisogno, cercandolo senza pretesa né tantomeno vergogna, ma con estrema gratitudine. Un pastore che ama con tenerezza e profonda pietà le pecore affidategli, introducendoli nella comprensione del mistero del Regno: «Si mise a insegnare loro molte cose».
Dunque il Vangelo ci ricorda come non possiamo provare imbarazzo nel sentirci bisognosi e, conseguentemente, sentire disagio quando dobbiamo chiedere; significa essere ancora lontani dalla preghiera insegnata da Gesù, al cui centro si trova: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano». Sentiamo davvero che abbiamo bisogno di quel Pane quotidiano? Sentiamo il bisogno di Dio, quanto la fame e la sete? Sentiamo che non possiamo fare a meno del Signore?
don Paolo Butta