Caritas: «Il tetto un diritto, non un privilegio»

Un tetto sopra la testa non è solo un diritto: è la soglia minima della dignità. Eppure, per migliaia di persone in Lombardia la casa resta un miraggio, un sogno fragile come l’intonaco che si sbriciola sui muri umidi di un bilocale troppo caro.

LE SFIDE DELL’ABITARE Lo sanno bene operatori e volontari delle dieci Caritas diocesane lombarde, che nel 2023 hanno incontrato oltre 34mila persone, pari al 12% del totale nazionale. I bisogni principali restano reddito (73,6%), lavoro (37,2%) e casa (21,5%), con una presenza significativa di stranieri (66%) e donne (54%). Dietro queste cifre ci sono volti e storie di povertà abitativa: persone costrette a vivere in alloggi precari, sovraffollati o inadeguati, spesso con affitti insostenibili. A raccontarlo è il nuovo rapporto “Dare casa alla speranza. Le sfide dell’abitare secondo le Caritas lombarde”, presentato lo scorso 17 ottobre a Milano, nella sede di Caritas Ambrosiana. Il documento nasce da un lavoro collettivo delle Caritas diocesane e dà voce a chi ogni giorno si confronta con le difficoltà dell’abitare. I dati raccolti dall’Osservatorio regionale sulle povertà e le risorse, attraverso 97 interviste, delineano un quadro chiaro: in Lombardia la mancanza di casa pesa più che altrove (38,9% contro il 32% nazionale), così come l’incidenza di abitazioni inadeguate (14,7%), sfratti (7,8%) e sovraffollamento (7,5%).

IL CASO VIGEVANO Il mercato privato è diventato una barriera, non un rifugio: il 42% degli intervistati spende oltre il 40% del reddito per l’affitto, molto oltre la soglia di sostenibilità del 30%. In questo scenario, Caritas Vigevano rappresenta una realtà attiva e attenta, capace di coniugare aiuto immediato e percorsi di autonomia. Nell’indagine regionale, nove intervistati provengono dal territorio vigevanese: tutti in affitto da privato, spesso in condizioni abitative difficili, con muffe, infissi vecchi, impianti malfunzionanti e caldaie non a norma. Più della metà dichiara che il costo dell’affitto è sproporzionato al valore dell’immobile. Quando le spese diventano insostenibili, Caritas è il primo riferimento: in 61 casi su 97, gli aiuti principali arrivano proprio da qui, in due terzi dei casi di tipo economico (bollette, affitti, rate condominiali). Ma l’intervento non si limita al contributo materiale: i centri d’ascolto accompagnano le persone nella ricerca di casa, nella compilazione di bandi, nel percorso di reinserimento sociale. Non a caso, il livello di soddisfazione per l’aiuto ricevuto è altissimo: nessuno ha valutato l’intervento come “scarso”. A Vigevano, l’impegno si traduce anche in esperienze di housing sociale: progetti-pilota che offrono una “soluzione ponte” tra l’accoglienza temporanea e il libero mercato.

MUOVERE GLI IMMOBILI Tra il 2024 e il 2025 quattordici persone hanno potuto usufruirne, tre delle quali figurano tra gli intervistati. L’obiettivo è accompagnare chi rischia la marginalità verso una semi-autonomia abitativa, evitando ricadute e nuove esclusioni. Ma l’orizzonte è più ampio. Le Caritas lombarde propongono di rafforzare la mediazione abitativa, affidandola a figure qualificate capaci di facilitare il dialogo tra inquilini e proprietari e prevenire morosità e conflitti. E, soprattutto, di “muovere gli immobili” — recuperare spazi vuoti o degradati, pubblici e privati, per trasformarli in affitti sostenibili. Un progetto che non è solo tecnico, ma simbolico: perché muovere gli immobili significa anche muovere le coscienze, le politiche, la comunità. Come ha ricordato don Moreno Locatelli, direttore di Caritas Vigevano: «Serve un abitare che sia garanzia di diritti, e che metta la casa al centro dei percorsi di inclusione e autonomia». Dare casa alla speranza, insomma, non è solo uno slogan, ma un invito a riscrivere la geografia dell’umanità partendo dal luogo più semplice e più necessario: una porta che si apre, un letto, un tetto che non tremi.

Davide Zardo

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