Fede: parola breve, ma per noi cristiani essa ha un contenuto ricchissimo che determina la radice profonda della vita personale dentro la Chiesa, comunità credente. Credere è atteggiamento della persona che si trova davanti a Dio il quale, all’origine del tempo, ha “parlato”, ha rotto il suo silenzio eterno ed ha liberamente e gratuitamente stabilito un rapporto personale con gli uomini. Dio ha parlato a loro “come ad amici” e, unitamente a gesti e ad eventi compiuti nella storia, li ha interpellati provocandoli a dare una risposta. Credere è rispondere con libertà e stupore a questa meravigliosa iniziativa di Dio: è farsi “uditori” di lui, è dirgli “sì” con obbedienza e docilità, è affidare a lui la propria vita accogliendo quel progetto di vita che egli ci manifesta.
CREDERE Figura emblematica di credente è Abramo – padre della fede – «chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava» (Ebr, 11, 8 – Gen. 12, 1-3). Il tempo e la storia si sono lungamente snodati, fino a «quando venne la pienezza del tempo» e Dio che «molte volte e in diversi modi aveva parlato per mezzo dei profeti, ha parlato a noi per mezzo del suo Figlio» (cf. Ebr. 1, 1-2). E’ Gesù la parola ultima e definitiva di Dio attraverso la quale egli ha manifestato se stesso e il suo progetto sul mondo. Ora, credere significa credere in Gesù ed a Gesù, alle sue parole, ai suoi gesti, agli eventi che segnarono la sua vita fino all’evento ultimo e decisivo della sua morte in croce e della sua risurrezione pasquale.
ACCOGLIERE Con la venuta di Gesù, «il Regno di Dio si è fatto vicino», è questa la parola-evento decisiva che interpella e dice: «Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc. 1, 15). E’ la «lieta notizia» davanti alla quale alcuni uomini decidono immediatamente di aderire alla persona di Gesù mettendosi alla sua sequela e facendosi suoi discepoli. La chiamata è venuta da lui ed essi hanno espresso la propria fede lasciando tutto per lui e a causa del suo Regno. Per i discepoli di allora e di ogni tempo, credere significa accogliere il progetto di Dio nella propria vita mettendola nelle sue mani per il presente e per il futuro.
ESISTENZA CONCRETA L’indice dell’autenticità e dello spessore della fede è dato dalla esistenza concreta dei credenti, esistenza percorsa sui sentieri percorsi da Gesù e ispirata dal suo stesso amore. Compiuta la sua vita terrena nella Pasqua, la fede in Gesù sarà fede in lui Crocifisso Risorto. Questa fede è stata resa possibile attraverso l’attento ascolto delle Scritture, rilette alla luce dello Spirito Santo.
NOI CREDIAMO Così, attorno al Cristo creduto risorto e vivo, si radunarono i discepoli della prima ora e formarono l’abbozzo della prima comunità credente, la Chiesa. Appare allora che la fede è, sì, personale, ma ha pure una imprescindibile dimensione ecclesiale. Essa rimanda ogni discepolo al “noi” della comunità superando l’”io credo” con il “noi crediamo”. Da una parte, la Chiesa viene costituita dai credenti in Cristo i quali ne conservano e ne celebrano la memoria mentre attendono la sua venuta alla fine del tempo. Dall’altra parte, è la Chiesa che, annunciando il Vangelo di Cristo, è all’origine della fede dei i credenti uniti dallo Spirito in una perenne comunione di amore. Così, la fede in Gesù annunciata dalla Chiesa e maturata in essa e attraverso di essa, non è un’avventura solitaria e individuale, ma è realtà personale vissuta insieme con altri credenti. La Sacra Scrittura e l’Eucaristia custodite dalla Chiesa sono la fonte che perennemente genera e nutre la fede, rendendo i credenti testimoni credibili nel mondo e nella storia.
mons. Luigi Cacciabue