La longevità è il desiderio di tanti, ma la vera vittoria è poterne godere in salute. Per farlo contano lo stile di vita, le esperienze passate e un nuovo fattore che i ricercatori hanno chiamato «riserva affettiva». È questo il frutto della ricerca dalla Fondazione Golgi Cenci – nata nel 2007 da Asp Golgi Redaelli e Fondazione Cenci Gallingani – con il supporto di Fondazione Serpero, che ha studiato quelli che sono i fattori che favoriscono un invecchiamento attivo e in salute. Ricerca pubblicata sulla rivista “The Journals of Gerontology” ha avuto come platea di studio 404 anziani seguiti da tempo dalla Fondazione e residenti ad Abbiategrasso, tra gli 83 e gli 87 anni.
LO STUDIO «Il progetto è stato condotto sui dati che sono stati raccolti presso la Fondazione Golgi Cenci su anziani che sono stati seguiti nel tempo, in quanto fanno parte del nostro studio di popolazione partito nel 2009 – racconta Elena Rolandi, neuropsicologa alla Fondazione e prima firma del lavoro – Una ricerca che ha previsto una serie di valutazioni periodiche e che prevedono una valutazione neuropsicologica, clinica geriatrica, ma anche attraverso prelievi sanguigni e una raccolta di informazioni sulle abitudini dei soggetti». L’iniziativa ha coinvolto un’equipe pluridisciplinare formata da diversi professionisti tra cui anche neuropsicologi, biologi, neurologi, geriatri. Dall’ultima valutazione del 2022, che è quella su cui si basa lo studio, è emerso che il 38% degli ultraottantenni è “resiliente” di fronte all’invecchiamento, con una capacità di adattarsi e reagire allo stress e agli eventi avversi psicosociali.
RISERVA AFFETTIVA Da non trascurare anche altri fattori determinanti per un buon invecchiamento fisico e psichico. «Tra questi sicuramente lo stile di vita attuale, con attività fisica, corretta alimentazione e attività cognitive e sociali stimolanti – racconta la neuropsicologa – ma anche un nuovo costrutto che abbiamo definito “riserva affettiva”, che comprende delle caratteristiche individuali personali che portano ad avere un migliore adattamento psicologico nella vita». Tra queste caratteristiche, un plus è rappresentato sicuramente da un tratto di personalità estroverso in quanto
le persone relativamente più estroverse hanno una maggiore sicurezza dell’attaccamento e quindi una maggiore resilienza psicologica. Elemento, quest’ultimo, che è una capacità di adattarsi a stress di tipo psicologico.
RISERVA COGNITIVA Accanto a quello affettivo, c’è poi un “deposito” diverso, alimentato a partire da quando si è bambini. «Innanzitutto abbiamo usato le variabili che potevano essere rilevanti in questo ambito, in particolare rispetto alle caratteristiche fisiche, psicologiche, cognitive e di stile di vita, ma quello che prediceva in modo significativo la salute nell’invecchiamento di questi grandi anziani era l’aver avuto una buona riserva cognitiva». Un elemento che si coltiva non solo attraverso lo stile di vita, ma attraverso il vissuto sin dalla tenera età. «Si intende, più nello specifico, di aver vissuto esperienze cognitivamente stimolanti nella cosiddetta early and middle life (infanzia ed età adulta) – continua Rolandi – quindi tutta una serie di caratteristiche “protettive” in una prima fase di vita che hanno ancora un importante effetto su come le persone poi invecchiano».
NUOVI ANZIANI Del resto se la vita è la somma delle azioni compiute e degli eventi vissuti, stesso concetto vale per l’invecchiamento. «Gli studi continuano a mostrare come l’invecchiamento sia l’esito delle nostre scelte e abitudini che abbiamo coltivato per tutta la vita, addirittura fin dalla fase fetale. Siamo di fronte a un tesoretto di scelte e opportunità che accumuliamo piano piano nella vita per poi avere maggiori opportunità di una vecchiaia lunga e in salute. Non solo allungare la vita, ma vivere un’esistenza appagante».
Rossana Zorzato