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Un terremoto politico, le cui onde sismiche continuano a scuotere la città ducale. E’ una situazione inedita, almeno nella storia repubblicana, quella che la città di Vigevano si sta trovando a vivere dallo scorso giovedì, quando i carabinieri hanno tratto ai domiciliari il sindaco Andrea Ceffa, la consigliera comunale di “Vigevano riparte” Roberta Giacometti e tre dirigenti di Asm Veronica Passarella, Matteo Ciceri e Alessandro Gabbi.
INDAGINI La vicenda è legata alla cosiddetta “congiura di Sant’Andrea” che vide le dimissioni 13 consiglieri con l’obiettivo di far scattare la decadenza dell’intero consiglio. Per tali fatti sono indagati anche l’ex europarlamentare Angelo Ciocca e il vicepresidente regionale Ance Alberto Righini per aver offerto 15mila euro a una consigliera nel tentativo di farlo dimettere; per Ceffa l’accusa invece è di corruzione, per aver successivamente assegnato a una persona riconducibile a Giacometti una consulenza non necessaria presso Asm, allo scopo assicurarsi il suo sostegno in consiglio. Mercoledì mattina è stato interrogato anche Alberto Righini, che si è avvalso della facoltà di non rispondere. Righini ha fatto sapere di aver dato le dimissioni da ogni incarico (Ance, Vicos, Cefer). Tra gli altri interrogati anche Giacometti, Passarella e Gabbi hanno preso la stessa decisione, mentre Ciceri ha risposto alle domande.
Molti commentatori nella “congiura” del 2022 hanno visto una guerra interna alla Lega pavese, con Ciocca da una parte schierato contro il Carroccio vigevanese vicino all’assessore regionale Elena Lucchini e al presidente provinciale Giovanni Palli; altri hanno parlato di presunti e contrastanti interessi urbanistici tra Ceffa e Righini.
SOSPENSIONE La prima conseguenza politica dell’operazione dei carabinieri si era vista già nel pomeriggio di giovedì, a poche ore dagli arresti, quando il prefetto di Pavia Francesca De Carlini aveva disposto «la sospensione di diritto» dalla carica del sindaco di Vigevano Andrea Ceffa. A Ceffa è subentrata nella funzione di sindaco la vice sindaco Marzia Segù, di Forza Italia. Venerdì il Prefetto ha comunicato anche la sospensione di Giacometti da consigliere.
BILANCIO Il mese di dicembre è delicato dal punto di vista amministrativo: tra i provvedimenti da approvare entro il 31 dicembre c’è infatti «il bilancio di previsione 2025-2027, la definizione delle aliquote Imu, il bilancio di previsione della Multiservizi, la ricognizione delle partecipazioni detenute dall’ente e quella sui servizi di interesse economico generale – spiega Segù – la competenza a convocare il consiglio è del presidente del consiglio. Tenuto conto delle scadenze di legge, certamente una seduta si terrà entro il 31 dicembre». La minoranza vorrebbe riunirsi prima, tanto da aver protocollato una richiesta di convocazione entro 20 giorni, con all’ordine del giorno l’approvazione del Dup, del bilancio e la mozione di sfiducia presentata dalla stessa opposizione.
L’iter post indagini: quali sono gli scenari giudiziari
L’iter giudiziario dopo l’arresto di un sindaco può variare in base alla gravità del reato e alle modalità con cui si procede. Quando un sindaco è arrestato e sospeso dal prefetto, si attiva un iter specifico. Una volta arrestato, il primo cittadino viene sospeso dall’esercizio delle funzioni pubbliche. Ed è quello che è successo a Vigevano.
Il sindaco poi è interrogato dalla Procura e questo è un momento cruciale in cui sono raccolte le dichiarazioni del sospettato e dei testimoni. Dopo l’interrogatorio, la Procura continua le indagini preliminari per raccogliere ulteriori prove. Questo periodo non è definito, può durare da qualche mese ad anni, a seconda della complessità del caso. Una volta completate le indagini preliminari, la Procura decide se ritenere il sindaco colpevole e procedere con la richiesta di rinvio a giudizio. Se non sono raccolte prove concrete, può anche decidere di archiviare. Nel caso di rinvio a giudizio, il processo inizia davanti al giudice dell’udienza preliminare. Durante il processo, vengono esaminati i testimoni, le prove e le testimonianze. Alla fine del processo, il giudice emette la sentenza, che può essere di assoluzione o condanna. Se il sindaco è condannato, può comunque ricorrere in appello.
Se la condanna è confermata in appello, la pena è eseguita secondo le disposizioni del giudice. Un’ulteriore impugnazione può portare il caso alla Corte di Cassazione.
Questo iter può variare in base a molteplici fattori, tra cui la complessità del caso, la disponibilità delle prove e le decisioni prese durante le varie fasi del processo. Se la custodia cautelare è interrotta, il sindaco può riprendere le sue funzioni, a meno che non ci siano altre decisioni giudiziarie che lo impediscono. La sospensione può durare fino a 18 mesi o più, a seconda della gravità del reato e delle decisioni giudiziarie. Questo procedimento garantisce la continuità dell’amministrazione comunale anche in caso di sospensione del sindaco. In totale, il procedimento può durare diversi anni, soprattutto se l’imputato ricorre fino in Cassazione.
Una città da riaccendere
Venerdì scorso piazza ducale si presentava immersa nella nebbia, i portici sbiaditi sullo sfondo, al centro un albero e una stella fluttuavano in quello che sembrava un non luogo, abbandonati come la città. Non c’è immagine migliore per descrivere la situazione in cui si trova Vigevano, scossa da un’indagine che per la prima volta nella sua storia ha visto un sindaco finire agli arresti domiciliari.
Al di là della vicenda umana e giudiziaria, Andrea Ceffa e tutte le persone coinvolte potranno rispondere delle accuse che gli sono mosse nelle sedi opportune ed è giusto considerarli innocenti fino a sentenza definitiva, c’è un dato politico e civico, che anticipa l’inchiesta pavese e si può far risalire al 30 novembre 2022. La “congiura di sant’Andrea” è il vero spartiacque di questa consiliatura, le dimissioni di 5 consiglieri di maggioranza, poi divenute 4, sommate a quelle dei consiglieri di minoranza per provocare lo scioglimento del consiglio, unite alla sparizione di un documento protocollato (fatto grave su cui ancora non si è fatto chiarezza) e all’irruzione di rappresentanti della maggioranza insieme a due agenti della Polizia locale rappresentano un punto di non ritorno. L’Araldo all’epoca parlò di
una delle pagine più negative della storia politica cittadina, una constatazione tanto più valida oggi.
Da due anni l’amministrazione era stata costretta, nella sostanza se non nella forma, a navigare a vista potendo contare su una maggioranza che si reggeva su un solo voto, mentre il sindaco Ceffa è sembrato spesso lasciato da solo a gestire una città complessa come Vigevano, pur sempre grande (è la dodicesima della Lombardia). Oggi a questa maggioranza mancherebbero all’appello altri due voti (anche se la sospensione potrebbe decadere nel momento in cui a Ceffa e Giacometti fossero revocate le misure cautelari), relegandola di fatto al rango di “minoranza”, e dovrebbe approvare il bilancio di previsione 2025 (entro il 31-12, ma è probabile una proroga al 31-03-25 come richiesto da Anci), sopravvivere alla mozione di sfiducia presentata da 10 consiglieri, svolgere alcuni adempimenti di fine anno (definizione aliquote Imu, approvazione bilancio di previsione della Multiservizi). Sono “forche caudine” che si potrebbero anche superare (per la mozione servono 13 voti e l’opposizione ne ha 12), magari col soccorso esterno di qualche consigliere oggi non in maggioranza, da non escludersi a priori, ma a che pro e a vantaggio di chi? Non di certo dei vigevanesi che hanno bisogno di un’amministrazione nel pieno della sua legittimità e capacità operativa. A meno di un anno dalla conclusione naturale del mandato – e in attesa che il ministero dell’Interno decida se convocare le elezioni per i comuni delle “elezioni Covid” a settembre del 2025 o, come prevederebbero le norme vigenti, nella primavera del 2026 – occorre che i consiglieri comunali e i membri della giunta, che si sono assunti l’onore e l’onere di ricoprire un ruolo pubblico, si chiedano in che modo possano adempiere all’articolo 54 della Costituzione: «I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore».
La Lega si stringe attorno a Ceffa, Angelo Ciocca nega la “faida” interna
Il sostegno della Lega, il suo partito, mentre l’opposizione chiama alle urne i cittadini e chiede le dimissioni della maggioranza. La politica si muove e prende posizione dopo l’arresto del sindaco Ceffa, finito ai domiciliari.
SOLIDARIETA’ Angelo Ciocca (nella foto), ex europarlamentare leghista, a sua volta indagato per aver offerto durante “la congiura di Sant’Andrea” del 30 novembre 2022 una somma di denaro a una consigliera comunale (Emma Stepan) per spingerlo a dimettersi e a fare cadere la giunta, si è espresso con un post pubblicato su Facebook proprio il 28 novembre: «Sono completamente estraneo ai fatti di queste ore relativi alle vicende del Comune di Vigevano. Sono sempre stato corretto e non ho nulla da temere. In merito alla situazione del sindaco di Vigevano, Andrea Ceffa, ci tengo a sottolineare di avere la massima stima nei suoi confronti; che oltre ad essere un ottimo amministratore, è un amico. L’ipotesi di una “guerra” personale con Andrea è infondata». A distanza di 24 ore dal terremoto che ha colpito Ceffa è arrivata una nota del consigliere regionale Andrea Sala, ex primo cittadino ducale ed ex assessore della giunta Ceffa: «Mi spiace per il momento che sta vivendo Andrea Ceffa. Non conosco la vicenda; mi auguro che con serenità tutto si chiarisca a suo favore». Anche il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana si è schierato al fianco di Ceffa:
Sull’arresto del sindaco di Vigevano non so assolutamente niente, mi auguro e sono convinto che riuscirà a dimostrare la propria innocenza.
L’OPPOSIZIONE A livello locale 10 consiglieri di minoranza hanno protocollato una mozione di sfiducia: «La nostra città merita un’amministrazione trasparente – dichiara Arianna Spissu, segretaria cittadina del Pd – responsabile e capace di restituire dignità e fiducia ai cittadini di Vigevano. E’ il momento anche per loro di fare un passo indietro». Della stessa posizione il consigliere del Polo Laico Luca Bellazzi: «Dobbiamo dare la parola ai cittadini. Vigevano è uscita distrutta da questa vicenda e è chiaro che l’attuale amministrazione non possa più governare. L’iter giudiziario farà il suo corso: a noi interessa quello politico». Linea dura anche quella di Silvia Baldina, capogruppo del M5se: «Abbiamo ritenuto necessario ristabilire la fiducia dei cittadini attraverso una rappresentanza libera da vincoli e condizionamenti attraverso la mozione di sfiducia. La magistratura farà il suo, ma sarebbe stato auspicabile che il sindaco avesse presentato le dimissioni».
Sfiducie e sospensioni: le ricadute del “sisma” politico
Adesso cosa succede? Se lo stanno chiedendo in molti a Vigevano, dopo il terremoto giudiziario che ha colpito il sindaco Andrea Ceffa.
RICADUTE POLITICHE Dopo gli arresti domiciliari è arrivata anche la sospensione sia per Ceffa sia per Giacometti da parte della procura. La sospensione, ai sensi di legge, è stata decisa come conseguenza degli arresti domiciliari. Questo cambia gli equilibri in campo alla luce del fatto che le opposizioni hanno presentato una mozione di sfiducia nei confronti del sindaco, firmata da 10 consiglieri. La mozione, firmata dai consiglieri di Pd, Polo Laico, M5s e Forza Italia Ppe, è condivisa dai due esponenti dei Liberalconservatori, che non l’avrebbero siglata solo per ragioni di tempistica. Anche con 12 voti la mozione non sarebbe approvata: per la sfiducia serve infatti la maggioranza assoluta (nel caso di Vigevano, 13 voti) e anche senza il voto di sindaco e Giacometti servirebbe che almeno un membro della maggioranza desse il colpo di grazia.
FIRME MANCANTI Mancano Suvilla e Montagnana, ma hanno fatto sapere che la voteranno. Intanto però il gruppo di opposizione di Forza Italia (Onori, Garifullina e Squillaci) ha fatto sapere che hanno presentato una mozione non per mettere sotto accusa l’operato dell’amministrazione, ma perché convinti che sia un segno di democrazia portare la situazione in discussione. Non è detto che la voteranno.
QUANDO IL CONSIGLIO La mozione è stata consegnata a fine novembre (il 29), quindi per legge deve essere discussa entro il 29 dicembre e non prima di 10 giorni dalla presentazione. Comunque sono già stati depositati gli atti per un consiglio comunale fissato il 30 dicembre. La maggioranza, probabilmente, non convocherà il consiglio comunale prima del 29 dicembre. Nel consiglio si voterà anche il bilancio di previsione (salvo rinvio al 31 marzo del 2025, come richiesto da Anci). Nel frattempo l’attività ordinaria è gestita dal vicesindaco Marzia Segù:
Cerchiamo di portare avanti i nostri progetti, anche in un periodo di difficoltà.
Ieri sera era in programma una riunione dei capigruppo convocata dal presidente del consiglio comunale Claudio Vese: oggetto di discussione il progetto di ospedale della Lomellina e la mozione di sfiducia.
LE REGOLE A regolare il mandato delle amministrazioni è il Testo unico degli enti locali (Tuel), che norma i motivi per cui un consiglio comunale può essere sciolto. Nel caso di Vigevano si farebbe riferimento all’articolo 52 per la mozione di sfiducia (che deve essere votata per appello dalla maggioranza assoluta dell’assise), all’articolo 141 per la mancata approvazione del bilancio, per le dimissioni contestuali della maggioranza dei consiglieri (quello che si tentò di fare con la “congiura di sant’Andrea”), per la mancata approvazione di strumenti urbanistici generali (come il nuovo Pgt della città ducale in corso di elaborazione). In tutti questi casi sarebbe nominato un commissario e le elezioni si svolgerebbero nel primo turno elettorale utile, quindi presumibilmente nella primavera del 2025.
La difesa vuole chiedere la revoca dei domiciliari
Battagliero e deciso a difendere la propria posizione. Andrea Ceffa, il sindaco di Vigevano agli arresti domiciliari con l’accusa di aver cercato di corrompere la consigliera di maggioranza Roberta Giacometti per non farle abbandonare la maggioranza nell’ambito della cosiddetta congiura di sant’Andrea, si è presentato in procura pronto a rispondere alle domande dei pubblici ministeri.
Si dice che tutto nasce da una sua debolezza politica – ha detto l’avvocato di Ceffa Luca Angeleri – Ma i fatti contestati risalgono a sette mesi dopo la famosa congiura. Abbiamo spiegato qual era la situazione politica e che non c’era alcuna esigenza di corrompere un consigliere, perché avrebbe significato corromperli tutti.
Insomma il sindaco di Vigevano rispedisce al mittente tutte le accuse e spiega come in realtà nemmeno da parte di Giacometti ci sia stata alcuna richiesta e ha deciso di non avvalersi della facoltà di non rispondere come si ipotizzava all’inizio.
GLI ALTRI Nel corso della mattinata in procura è stato ascoltato anche il costruttore vigevanese Alberto Righini, che è indagato per aver offerto alla consigliera comunale Emma Stepan 15mila euro per abbandonare la maggioranza guidata da Andrea Ceffa. Ora la difesa di Ceffa si riserva di fare alcune indagini difensive, per chiedere la revoca degli arresti domiciliari, che spetta al giudice per le indagini preliminari. «Non sappiamo quali siano i tempi – ha spiegato l’avvocato Luca Angeleri – e non dipendono da noi, ma da una serie di vari elementi».
a cura di Af, Ms, Gds, Ev, Ab.