Salute, Lombardia solo settima

La medicina territoriale arranca in Lombardia. Al di là delle polemiche suscitate dalle “pagelle” del Ministero della Salute, con il presidente della Regione Attilio Fontana a scagliarsi contro i parametri scelti per la valutazione, neppure lui ha contestato i dati che questi indicano. Il “Nuovo Sistema di garanzia” vede la Lombardia al settimo posto, ben distante dal podio occupato da Veneto, Toscana e provincia autonoma di Trento.

CRITERI A valutare i sistemi sanitari regionali, appunto lo Nsg introdotto con il decreto ministeriale del 12 marzo 2019. Ma di cosa si tratta nello specifico? Il Ministero della Salute lo descrive come «uno strumento che consente di verificare che tutti i cittadini italiani ricevano le cure e le prestazioni rientranti nei livelli essenziali di assistenza, secondo le dimensioni dell’equità, dell’efficacia e della appropriatezza». Cuore della valutazione è ricoperto dagli 88 indicatori, distribuiti per macro aree e raggruppati principalmente in tre: attività ospedaliera, prevenzione e distrettuale. Nel primo ambito – che è anche quello di punta del sistema sanitario lombardo, basato sulla centralità degli ospedali – la Lombardia è settima, nel secondo è quarta, nel terzo undicesima. La reazione dei vertici regionali è stata veemente, Fontana ha dichiarato che

i parametri indicati non hanno niente a che vedere con il funzionamento della sanità, cose cervellotiche con l’obiettivo di penalizzare la sanità lombarda.

A livello locale, l’Ats e l’Asst di Pavia parlano di una «questione regionale» non rilasciando dichiarazioni.

INDICATORI Certo, gli indicatori pesano: «Tutte le volte che si deve stilare una graduatoria la differenza la fanno gli indicatori – commenta il dottor Giorgio Monti, segretario provinciale di Fimmg Pavia – Si possono utilizzare tre indicatori e dimostrare di avere il miglior sistema sanitario del mondo, o si può valutare il Ssn italiano con tutti i 52 indicatori della Comunità Europea e arrivare ad esempio, al ventiquattresimo posto. Il fatto di avere una posizione in più o una in meno non mette in discussione la qualità di quanto viene erogato». Tuttavia gli indicatori non sono stati scelti in maniera arbitraria e ad esempio – per citarne uno – il dato dei ricoveri di bambini per asma e gastroenterite serve a misurare la qualità dell’assistenza pediatrica, perché si tratta di patologie che non dovrebbero arrivare all’ospedalizzazione; insomma alcune criticità esistono: «Al di là delle statistiche, il problema principale è che, accanto ad eccellenze di livello nazionale, rimangono anche alcune difficoltà – sottolinea il dottor Claudio Lisi, Presidente dell’Ordine dei Medici di Pavia – Queste sono legate alla programmazione, alla prevenzione e alla medicina territoriale: con un modello organizzativo più fluido, anche i pazienti cronici e quelli anziani potrebbero godere di un’assistenza migliore».

CAMBIARE ROTTA A essere stato premiato nella classifica Nsg, proprio il concetto di prossimità, cavallo di battaglia di regione Veneto. «La criticità è che la Lombardia ha strutturato negli anni un modello ospedale centrico – spiega Matteo Cosi, presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Pavia – oggi molto meno premiato rispetto a una volta. Il sistema lombardo si ritrova quindi punteggi alti in tutto quello che è la struttura ospedaliera, perché è su di esse che è stato investito molto». Anche se pure qui c’è stato uno scivolamento, con 4 punti persi. «Regione Lombardia, seppur impegnata nel nuovo modello organizzativo delle Case, degli ospedali, infermieri e famiglie di comunità probabilmente registra un ritardo rispetto alle altre regioni – conclude Cosi – La priorità è valorizzare la telemedicina e la teleassistenza, insieme a tutte le professioni sanitarie».

Rossana Zorzato

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