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Mettere in discussione gli adulti di oggi per supportare quelli del domani. In una società dove sempre più spesso si punta il dito contro i ragazzi, sottolineando come «non ci sono più i giovani di una volta», vale la pena chiedersi se i genitori e le famiglie siano in grado di ascoltare e capire al meglio i ragazzi e le loro esigenze.
CAMBIAMENTI «Se un tempo gli adulti erano soprattutto normativi e davano delle regole, oggi si aspettano moltissimo dai ragazzi – commenta Mariacristina Migliardi, psicologa clinica – Li sostengono così tanto, quasi al punto che sono i figli che devono “rassicurare” i genitori sul fatto che stanno facendo un buon lavoro». Un cambio generazionale ed educazionale che il psicoterapeuta Matteo Lancini definisce come una società post narcisistica. «L’adulto chiede di essere assecondato nelle proprie fragilità attraverso una richiesta di prestazioni sempre più eccellenti in questi ragazzi – aggiunge Migliardi – finendo però in questo modo per sovraccaricarli. Questa è una teoria di Lancini, ma sono tanti gli specialisti che concordano sul fatto che gli adulti oggi siano sempre meno normativi e sempre in qualche modo più sostenitori di quelli che sono i diritti dei ragazzi. In questo modo però si finisce a fare i conti con un’inevitabile sofferenza e frustrazione che il crescere comporta».
METODI Un cambiamento educativo e di relazione con i propri figli che vede delle radici ben precise. «Certi metodi educativi del passato, sicuramente molto più rigidi rispetto a quelli attuali, sono stati messi in discussione e questo fattore va bene da un lato – continua la psicologa – Dall’altro lato tutta questa spinta al comprendersi, al parlarsi e l’attenzione agli aspetti psicologici dei propri figli non deve prendere il posto di un professionista. Il genitore ha il dovere di essere un educatore e pertanto bisogna ritrovare l’importanza delle regole, ma non di una durezza che non porterebbe a nulla».
ASCOLTO Necessità di avere un punto di riferimento che sappia guidare, ma anche valorizzare il giovane. «C’è un’attenzione maggiore degli adulti verso i ragazzi – spiega Jessica Facheris, psicologa e attiva con uno sportello psicologico presso istituti scolastici locali – anche da parte degli insegnanti che si pongono in una posizione di maggiore accoglienza e ascolto nei confronti dei più giovani. Un approccio che fa sì che gli studenti si sentano maggiormente compresi nelle proprie fragilità e che le loro fatiche non siano minimizzate a semplici crisi adolescenziali». Ascoltare sì, ma senza annullare le distanze.
Il fatto di ascoltare di più i ragazzi non vuol dire che debba venire meno il ruolo genitoriale ed educativo – continua Facheris – Il genitore non è un amico, ma le giuste distanze tra genitore e figlio costruiscono quella figura sana di riferimento e di guida per i ragazzi.
SUPPORTO Guidare i ragazzi nel turbinio delle emozioni, supportando le loro inclinazioni può essere un primo passo per fare il loro bene. «È importante che ogni genitore sappia valorizzare le risorse di ogni ragazzo, in qualche modo supportandolo nel trovare la sua strada, anche sbagliando – conclude Migliardi – Crescere vuol dire abituarsi a fare i conti con la frustrazione. Se permettiamo loro di sperimentare questi fallimenti, allora diamo uno strumento per gestire ogni tipo di situazione. Se cerchiamo di ripararli da un qualcosa che è sempre dietro l’angolo, non saranno mai pronti ad affrontare le loro insicurezze».
Rossana Zorzato