«Da piccolo ho ingoiato una spilla da balia aperta. I medici mi davano per spacciato, ma i miei genitori hanno pregato la Madonna della Bozzola e dopo 75 anni sono ancora qui a raccontarlo».
SUL GIORNALE Mentre parla, Paolo Laboranti tiene in mano un vecchio numero de L’Araldo del 1949, che descrive il fatto, avvenuto il 25 marzo. «L’ho trovato tra i ricordi di mia madre, che è morta nel 2014, e ogni tanto me lo rileggo. Quell’evento non posso ricordarlo perché ero piccolissimo, avevo 38 giorni, ma mi ha influenzato in modo positivo in tutti g avvenimenti anche dolorosi della mia vita, perché mi sono sempre sentito protetto dall’alto». Paolo Laboranti abita da tempo a Dorno, ma all’epoca dell’incidente la sua famiglia risiedeva a Sannazzaro.
Il piccino – si legge nell’articolo – aveva affissa sul camicino una spilla doppia con medaglietta pendente. Apertasi per caso la spilla, in bambino inconsciamente se la portò alla bocca, ed aperta com’era, la ingoiò.
Dopo il primo momento di terrore, i genitori portano il piccolo dal medico di famiglia, che li indirizza al pronto soccorso di Mede. Da lì, dopo aver fatto ingerire al bambino del bario per aumentare la visibilità ai raggi X del tratto gastrointestinale, il trasferimento al San Matteo di Pavia, dove la radiografia individua la spilla confitta di punta sull’esofago e il primario di Pediatria dichiara «di non potersi in nessun modo intervenire data la tenerissima età del paziente – continua il resoconto de L’Araldo di allora – A sera lo spillo si stacca dall’esofago e scende aperto nei meandri dello stomaco e dell’intestino. Constatata tale discesa, il primario ormai convinto che era inutile ed impossibile la salvezza, perché una perforazione intestinale con conseguenze letali si profilava inevitabile, chiamò a sé gli addolorati genitori e li rese edotti della gravità del caso che solo un intervento dall’Alto poteva felicemente risolvere».
LA BOZZOLA A quel punto i genitori, disperati, si rivolgono alla Madonna della Bozzola per chiedere un miracolo. «Dopo tre giorni, senza alcuna lesione all’addome – racconta Laboranti – espulsi la spilla che tu trovata aperta e fortemente ricoperta di dura sostanza calcarea sulle parti acuminate, con la medaglietta libera. Il primario disse alla mia mamma che la Madonna mi aveva salvato. I miei fecero un quadretto con la spilla e lo portarono al santuario della Bozzola, dove fu esposto tra gli ex voto dietro l’altare. Mia madre mi ha sempre detto che la Vergine mi aveva preso per mano. E questa vicenda mi ha dato la forza di sperare che qualcosa può sempre cambiare. La vita è strana, non si sa mai cosa ci riserva».
Davide Zardo