Anche quest’anno, siamo in quel momento di febbraio in cui il Festival di Sanremo è arrivato alla conclusione, ma non riusciamo comunque a staccarci del tutto dal palco dell’Ariston. Piaccia o non piaccia, il Festival è l’unico momento nazional-popolare rimasto nel Belpaese, quell’evento di cui parlano i vecchietti in coda alle poste, i ragazzini tra i banchi di scuola, uomini e donne in carriera nei loro uffici scintillanti e la working class quando suona la sirena di fine turno. Sì vabbè, l’immaginario di riferimento è quello che è, ma ci siamo capiti: tutti, alla fine della fiera, parlano di Sanremo, anche solo per dire che non lo guardano.
L’edizione di quest’anno di carne al fuoco ne ha tantissima: vecchie glorie a ruggire e artisti emergenti a provocare, Azzurro di Vito Pallavicini cantato da Colapesce e Dimartino e Carlà Bruni (una voce però troppo raffinata, sostiene qualcuno, per la canzone ultrapopolare del paroliere vigevanese), gli scatti social di Amadeus e di Chiara Ferragni. Sul fronte delle canzoni in gara, abbiamo radunato una “posse” di esperti per raccogliere qualche giudizio: al duo musicale dalle influenze klezmer e folk delle Stellerranti (Pier Gallesi e Cinzia Bauci, coppia artistica e nella vita) e a Daniela Bianchi, pianista e maestra del coro di San Giovanni Bosco in Cristo Re a Vigevano, con noi già l’anno scorso, si sono aggiunti Cesare Bonomi, bassista gambolese che si è esibito al Rockin 1000 e scrive su blog The Nerd Bass, e Swaba Beggins, al secolo Matteo Augurusa, compositore di basi e musicista vigevanese. Un pool di pagellisti per dare un voto, all’insegna ovviamente della leggerezza, alle note dell’Ariston.
Cugini di campagna – Lettera 22: Brano firmato dalla Rappresentante di Lista, tra le nostre “Favorite things” dello scorso anno. I Cugini sono i Bee Gees nostrani, stessa ritmica e stessi androgini incroci vocali di Stain’ alive. Mediterranei però sono il calore e il senso del pittoresco e pure una certa simpatica strapaesanità. Si capisce che si divertono un mondo ad esser lì con tanto di zeppe, giacche e pantaloni in tinta. Tutto un fulgore verdino. Formazione attuale: Ivano “Poppi” Michetti, Silvano Michetti, Nicolino “Nick” Luciani, Tiziano Leonardi. State vivi cari cugini! Noi vi amiamo. Premio Speciale Trash che nemmeno i Måneskin. Voto 9
Modà – Lasciami: Romanticismo ripassato in salsa new wave, passato anche di moda ma, come si sa, tutto torna. Abbigliamento discreto ed elegante, molto grigio, facce piacevolmente vissute. Quasi un inno allo stile charity chic. Brano da ascolto radiofonico, con un gradevolissimo ritornello a voce spiegata di Kekko. Formazione attuale: Kekko Silvestre, Enrico Zapparoli, Diego Arrigoni, Stefano Forcella, Claudio Dirani. Premio Nostalgica Sobrietà. Voto 9
Giorgia – Parole dette male: Canzone tipicamente “Giorgia”, le parole saranno pure dette male ma la canzone è scritta bene. Di gusto internazionale, zeppa di influenze, rhythm and blues, neo soul, pop, dance, ballad, vago sapore retrò, poco interessata allo schema strofa, ritornello, numero canonico di battute. Di sperimentazione e incrocio di generi la cantante comunque ne ha fatta da vendere. “Come saprei” a parte, di lei ricordi soprattutto la voce. Strumentale, raffinata. Unico dubbio, sempre avuto, è quello sulle tonalità, è vero che la nostra eroina arriva dappertutto ma il suo timbro di mezzosoprano chiaro ci pare un pochino, giusto un pochino, snaturato da certe tessiture più adatte ad un soprano. La voce parlata è guastata da una dizione sciattina che non ti aspetti. Meglio il vestito da sera, lungo e scuro, della tunichetta corta blu pavone. Premio Signora della Canzone. Voto 10.
3. Daniela Bianchi
Mr. Rain
Marco Mengoni – Due vite e Giorgia – Parole dette male: Mengoni e Giorgia sono due artisti che con le loro doti canore sanno esaltare i brani con mille sfumature portando al pubblico grandi emozioni con esibizioni di alto livello. Voto 10
Mr. Rain – Super eroi: prima volta a Sanremo, un testo che tocca disagi che possono diventare drammatici se vissuti da soli. Bellissime le parole: «Siamo angeli con un’ala soltanto e riusciremo a volare solo restando l’uno accanto all’altro», che ricordano l’interpretazione indimenticabile di Luciano De Crescenzo nel film “Così parlò Bellavista”, riprese poi, anche da don Tonino Bello in una sua preghiera. Un rapper, che porta il suo messaggio senza parolacce o volgarità, e questo si rispecchia nella melodia cantata con il coro dei bambini che non può che toccare il cuore di chi ascolta. Voto 10.
Tananai – Tango: un artista che è sicuramente cresciuto e maturato facendo un percorso personale e anche musicale. Dopo il festival dell’anno scorso concluso in ultima posizione, quest’anno ha sorpreso sia in stile, sia in intonazione, e questo direi che per un musicista è essenziale. Un testo in omaggio ad una coppia divisa dalla guerra, quindi un tema attuale e di grande sofferenza, che si apre alla speranza della pace messa in luce da una melodia coinvolgente. Voto 9.
Come giudizio complessivo, il Festival 2023 è stato dipinto di sorprese e delusioni, rispetto al precedente anno che, anche musicalmente parlando, era stato ricco di molte emozioni. La vera vittoria è stata quel trio ”attempato” che ci ha regalato davvero un ritaglio di quella musica fatta di “cantare, interpretare e rispetto del palcoscenico, e dove tutti, piccoli e grandi cantano quelle melodie che mai avranno fine. Credo che oggi, si rincorra l’errore di essere molto scenici, ma poco musicali, cosa riscontrata purtroppo in parecchi concorrenti, ovviamente secondo la mia opinione personale, Un voto eccellente va all’orchestra, ai vocalist che hanno sostenuto tutti i concorrenti e ai maestri il cui lavoro troppo spesso rimane in sordina.
2. Cesare Bonomi
Gianluca Grignani
Gianluca Grignani – Quando ti manca il fiato: La prima sera maluccio, la seconda parte male, ma si riprende alla grande dissando anche Blanco, la terza sera cantando Destinazione Paradiso con Arisa crea il momento topico di questa edizione, dando vita ad una esibizione caotica, sghemba, ma vera e dolorosamente bellissima. E’ lui l’unica e ultima vera Rockstar in gara. Voto: 8, Rockstar.
Ariete – Mare di guai: La prima sera parte maluccio, vuoi anche per l’emozione e la giovane età, si riprende le sere successive anche se non è precisissima, ma anche chissene, il pezzo scritto con Dardust e Calcutta mi piace e anche tanto. Voto: 7,5, Sbirulino.
Articolo 31 – Un bel viaggio: Momento lacrimuccia, il brano punta tutto sulla nostalgia e riesce pienamente nel suo obiettivo. Dalle anteprime erano stati stroncati, ma non è affato male. La serata cover è l’ennesima legnata di nostalgia e sentire Funkytarro sul palco di Sanremo è qualcosa che non ci saremmo mai sognati di vedere. Voto: 8, come gli 883.
Bonus con Ultimo – Alba: È l’esempio della piaga di questa edizione: i brani piano e voce, sono tutti delle lagne allucinanti, lui ha l’aggravante che urla anche di sofferenza. Voto: 5, Flagellante
1. Swaba Beggins
Lazza
Lazza – Cenere: il pezzo di Lazza è forte, internazionale e al passo coi tempi, un muro di suono che non può non colpire all’ascolto, un secondo posto meritato che fino alla fine avrebbe potuto trasformarsi in una vittoria sorprendente ma non troppo. La canzone è una ballad moderna, elettronica, che strizza l’occhio alla house music per quanto riguarda i campioni vocali ma che affonda le sue radici nell’elettropop. Da segnalare la super produzione di Dardust, ormai un habitué della kermesse ligure, con la sua decima canzone in gara nelle ultime cinque edizioni, tra le quali ricordiamo Soldi di Mahmood, vincitore nel 2019. Voto : 8,5, una sorpresa solo per chi non lo conosceva
Madame – Il bene nel male : lo scandalo del falso Green pass, il litigio con Anna Oxa, il confronto col suo idolo Izi e indirettamente con Fabrizio De André nella serata delle cover. È sicuramente stato un festival “tosto” per Madame, che alla seconda partecipazione si conferma il futuro della musica italiana. Talento e idee, così potremmo riassumere i suoi punti di forza, a partire dal concept di quest’ultima canzone, una prostituta che s’innamora di un uomo e con cui discute la loro relazione, cercando di conviverlo che il bene (e l’amore) può arrivare dal qualsiasi direzione e in qualsiasi situazione. Una prova di maturità, aspetto con impazienza le prossime pubblicazioni. Voto : 7,5, tolto tutto, quando resta solo la musica può insegnare qualcosa a tanti colleghi nonostante l’età.
Rosa Chemical – Made in Italy : come si può non parlare di Rosa Chemical? All’anagrafe Manuel Franco Rocati, è il personaggio del momento, la discussione sulla sua partecipazione è iniziata ben prima del Festival stesso grazie al ministro Morgante che ha criticato aspramente il suo immaginario ed il messaggio che potrebbe trasmettere, dimenticandosi ovviamente di Cristiano Malgioglio, Renato Zero e tutti gli altri personaggi che in Italia hanno fatto scuola e storia. E Rosa ha rincarato la dose durante tutte le esibizioni, non facendosi mancare provocazioni ma anzi, rincarando la dose con gesti provocatori, cavalcando la polemica con grande leggerezza. Ma alla fine la canzone com’é? Bella, un inno all’italianità su base dance, e nonostante l’artista non segua per nulla i canoni dell’uomo del Bel paese in tutto il suo essere si dimostra maledettamente italiano. Voto : 10, dribbla gli insulti con l’esperienza di un veterano e esce dal festival come vero vincitore.