Il Vangelo della Presentazione di Gesù al Tempio (Luca 2,22-40) è ricco di significati e ci invita a riflettere sul valore della consacrazione e della rivelazione divina nella storia umana. Anche se siamo nel 2025, il suo messaggio rimane attuale e universale. Maria e Giuseppe, portando Gesù al Tempio, seguono la Legge di Mosè, che richiede la purificazione della madre e il riscatto del primogenito. La loro obbedienza dimostra fiducia totale nel piano di Dio, ricordandoci che anche oggi seguire la volontà divina non è sottomissione, ma un cammino verso la vera libertà e l’amore.
Le figure di Simeone e Anna sono centrali nel brano. Simeone, guidato dallo Spirito Santo, riconosce in Gesù la «luce per illuminare le genti» e «la gloria del popolo d’Israele». Le sue parole rivelano che Cristo non è solo il compimento delle promesse fatte a Israele, ma anche la luce universale destinata a ogni popolo e generazione. Anna, una profetessa anziana e devota, ci insegna l’importanza della perseveranza nella preghiera e della lode a Dio. Nel nostro tempo, sempre più segnato dalla frammentazione e dalla secolarizzazione, il loro esempio di fede, speranza e attesa è una testimonianza preziosa. Il canto di Simeone, però, è accompagnato dall’annuncio di sofferenza:
Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione… e anche a te una spada trafiggerà l’anima.
Questo ci ricorda che la gloria di Cristo è inseparabile dal mistero della croce. Anche nel nostro tempo, dove il progresso tecnologico sembra dominare, il mistero del dolore e della redenzione continua a parlare a ogni cuore. La Presentazione al Tempio ci invita a riscoprire la presenza di Dio nei «templi» del nostro tempo: famiglie e comunità. Siamo chiamati a riconoscere il Signore nelle forme umili e quotidiane della nostra vita.
Simeone e Anna incontrano Gesù nel Tempio, ma il loro riconoscimento è frutto di una lunga attesa e di un cuore aperto alla voce dello Spirito. Anche noi siamo chiamati a coltivare un cuore capace di discernere e accogliere la presenza di Dio, che si manifesta nei luoghi e nei momenti più inaspettati. In una società frenetica che rischia di soffocare il silenzio e la contemplazione, Simeone e Anna ci ricordano che Dio agisce nella storia e ci invita a scrutare i segni della Sua presenza. Il simbolismo della luce è centrale: Gesù è proclamato «luce per illuminare le genti». Non è solo una metafora, ma rappresenta la verità e l’amore che illuminano le tenebre del peccato e della disperazione.
don Carlo Cattaneo