26 gennaio / III Domenica del Tempo Ordinario

Il Vangelo è annuncio di salvezza e oggi, più che mai, abbiamo bisogno di rendere solidi gli insegnamenti della fede. Luca ci dona l’opportunità di riflettere su un resoconto e ordinato da tramandare, pur non essendo stato un testimone oculare, egli si offre come un’opportunità d’accogliere e parla ai “Teòfilo” di ogni storia e tempo, chiedendo di cogliere la bontà e la solidità degli insegnamenti tramandati dal suo Vangelo. Il vero amico di Dio, non vive un Vangelo “secondo me”, ma si lascia guidare dalla Scrittura, che per mezzo del Magistero della Chiesa e secondo la sua guida, ogni credente è aiutato a compiere ogni scelta partendo dalla Parola del Vangelo. Il credente è il servitore della Parole, non è il padrone, questo fa la differenza. Bisogna mettersi al servizio di questa Parola, affinché giunga ad ogni creatura. La Parola chiede accoglienza, e proprio nella Sinagoga di Nazareth, all’interno di quella liturgia sabatica, l’Evangelista rimane fedele. Questa fedeltà è chiesta anche a noi, per fare in modo che anche la nostra liturgia domenicale possa diventare un richiamo interiore e leggendo le Scritture Gesù ci dice chi è veramente.

Il lieto annuncio che Gesù proclama srotolando la pergamena all’interno della liturgia sinagogale, risuona ogni Domenica dentro alla liturgia Eucaristica, Lui che si fa pane spezzato per il lieto annunzio ai poveri, la liberazione dei carcerati, l’innalzamento degli oppressi, la proclamazione di un anno in cui si udrà l’eco dell’amore del Signore. Queste parole accompagnano l’Anno Santo appena iniziato, l’Anno della Speranza. Papa Francesco nella Bolla d’indizione del Giubileo scrive così:

Tutti sperano. Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé.

Il Papa continua al numero sette: “È necessario, quindi, porre attenzione al tanto bene che è presente nel mondo per non cadere nella tentazione di ritenerci sopraffatti dal male e dalla violenza. Ma i segni dei tempi, che racchiudono l’anelito del cuore umano, bisognoso della presenza salvifica di Dio, chiedono di essere trasformati in segno di speranza”. Tutti noi siamo chiamati per mezzo del sacramento del battesimo ad essere segno di speranza per tutti coloro che incrociano il nostro cammino, ogni volta che noi crediamo vere e vitali le Parole del Maestro, siamo segno di un mondo migliore. Dio è capace di buone notizie, perché ci ha donato Gesù, Parola definitiva del Padre, Verbo incarnato per la nostra salvezza. Annunciare Cristo vivente ha bisogno della nostra vita, quella di tutti i giorni, la quotidianità deve diventare il segno della tomba vuota. La testimonianza è Dio che ci parla ancora e lo fa attraverso i fratelli e le sorelle che incontro sulla mia strada fatta, anche di cadute. Nessuno è migliore di un altro, ma ogni volto è la firma della Misericordia di Gesù. Gli occhi su di Lui, non devono pietrificarci, ma devono farci scorgere i lineamenti di un volto che riassume i tanti crocifissi della storia che in Cristo uomo nuovo trovano pace. Di tristezze, angosce e soprusi il mondo è pieno, la novità di Gesù mi dice che non hanno l’ultima parola su questa umanità. Scoperta la fonte dell’amore, che è il Cristo, ridiamo a questo mondo la speranza. Dio mi libera ogni giorno, appena lo accolgo avviene in me la liberazione, a volte siamo prigionieri di noi stessi, delle nostre convinzioni e vedute.

Egli ridimensiona la presunzione della mia “onnipotenza” e mi ristabilisce creatura, cioè figlio di Dio e per ciò libero. Quando Dio parla di me lo fa sempre con amore, nel Suo Cuore non esiste vendetta, risentimento e rabbia, la nostra vita è la sua gloria. “Perciò, entrando nel Cuore di Cristo, ci sentiamo amati da un cuore umano, pieno di affetti e sentimenti come i nostri. È proprio nel suo amore umano, e non allontanandoci da esso, che troviamo il suo amore divino: troviamo l’infinito nel finito”. (Dilexit nos, 67)

don Christian Baini

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