L’angelo Gabriele, il cui nome significa “Potenza di Dio”, annuncia a Maria che ciò che sembra impossibile si compirà, perché “a Dio nulla è impossibile”. Questo messaggio, in fondo, ci pone di fronte a una verità che spesso fatichiamo a credere: che Dio può tutto.
Non è solo una questione di credere nella sua esistenza, ma di riconoscere la sua potenza nel proteggere le nostre vite e quelle di chi ci sta a cuore. Ogni peccato, in realtà, è una forma di incredulità nei confronti della potenza divina. Quando non crediamo che Dio possa provvedere a ciò di cui abbiamo bisogno, ci chiudiamo nell’avidità o nell’inganno. Quando pensiamo che Dio non abbia il potere di far emergere le qualità uniche che ci caratterizzano, ci sforziamo di fare tutto da soli, diventando superbi, arroganti o invidiosi. Se crediamo che Dio non possa difenderci da chi ci ferisce, la vendetta ci sembra una via d’uscita. E quando pensiamo che Dio non possa portare giustizia, cediamo alla rassegnazione, all’indifferenza o alla pigrizia. Eppure, ogni domenica, professiamo la nostra fede dicendo: «Credo in Dio Padre onnipotente», e al termine della Messa il sacerdote benedice l’assemblea con le parole:
Vi benedica Dio onnipotente…
Ma quante volte queste parole rispecchiano davvero la nostra fiducia nella sua potenza?
Il Padre che Gesù ci rivela non è solo buono, ma è anche onnipotente. Poche ore prima della sua morte, il Signore prega dicendo: «A te tutto è possibile!». In questo grido di supplica, Gesù riconosce che, sebbene il sacrificio della croce sia doloroso e difficile, nulla è impossibile per Dio. Se il Padre lo desidera, potrebbe non solo evitare la sua morte, ma anche risuscitarlo dai morti. Dio non è buono nonostante la sua onnipotenza, ma è buono proprio perché è onnipotente. La sua potenza è quella forza che nutre la nostra speranza, anche nei confronti del peccatore più lontano, perché Egli ha il potere di trasformare ogni sofferenza in speranza, ogni morte in vita.
Maria, con la sua fede, si affida totalmente a questa potenza divina, e così può sperimentare nel suo corpo le “grandi cose” che “il Potente ha compiuto in lei”. Non solo: grazie alla sua fede nell’onnipotenza di Dio, Maria guarda alla storia con occhi nuovi, riconoscendo che il “potente braccio” di Dio, sta già rovesciando i potenti dai loro troni e innalzando gli umili. La fede di Maria non è attiva e le permette di vedere l’inizio di una vittoria sicura, anche nei momenti più drammatici del mondo. Maria, la giovane di Nazareth, diventa così testimonianza di speranza. Anche nei drammi e nelle difficoltà della vita, ella riesce a scorgere l’alba della salvezza, la certezza che Colui che può tutto sta già compiendo la sua opera di riscatto.
don Paolo Butta