Grazia di un “germoglio”

Posso dire di aver sempre “vissuto” all’ombra della torre di San Lorenzo e del campanile di Casa Madre, per la mia innata propensione a “far contente” le persone che si occupavano della mia e nostra crescita. Dico nostra perché mi rivedo inserita in un bel gruppo di catechesi, in Oratorio e in Azione Cattolica, dove i gruppi erano ben strutturati, ben seguiti e ben orientati alla formazione della vita cristiana. In quegli anni l’organizzazione ecclesiale era ben articolata e la frequenza ai momenti di formazione doveva essere assidua, direi controllata. I ragazzi sempre numerosi, sempre presenti con la gioia del gruppo che non vedeva l’ora di passare nel campetto a giocare, chi a calcio, chi a pallavolo o ad altro. Non c’era molta offerta per il tempo libero, non esistevano ancora né Grest né Campi scuola. E, il cuore dell’adolescente, la “Giovanissima” di AC, iniziava a sognare altro…

MATURAZIONE Il passaggio dall’essere guidata a quello di “guida” del gruppo di “Piccolissime”, Beniamine, Aspiranti, ecc… segnò, con quella prima “responsabilità”, un salto di qualità: uscire da me stessa e scoprire la bellezza di accompagnare altri verso la crescita, a offrire opportunità di scelta, di partecipazione alla vita ecclesiale e soprattutto il sentire dentro la chiamata a «fare della propria vita un dono… senza paura», come ha fatto Gesù. E fu un bellissimo tempo di maturazione e di contemplazione di ideali alti con la voglia di “prendere il largo”. Mancavano porti, barche e remi… per partire. Bisognava attendere e superare prove e ostacoli. Non mancarono!

GIOIOSI TESTIMONI Tutto poi è cominciato con un serio cambiamento ecclesiale: la formazione secondo il Concilio Vaticano II, promossa dalla Diocesi, dall’Azione Cattolica e, in parrocchia dal nuovo parroco, don Luigi Cacciabue (1978). I documenti conciliari: “Lumen Gentium”, “Gaudium et Spes”, in seguito l’esortazione apostolica “Christifideles laici”, sono diventati compagni di viaggio, segnando la nostra vita personale, comunitaria e sociale con nuovi modelli di presenza e di impegno femminile nel mondo e nella Chiesa. Non fu certamente facile passare da silenziosi esecutori a gioiosi testimoni del Vangelo nei concreti ambienti di vita.

Si iniziò a trafficare i propri talenti nella logica del lievito, per una Chiesa più vicina alla gente, in relazione e aperta a tutti, in particolare nei luoghi di formazione e di confronto pastorale.

ARA Occorreva ridare anima alla mia vita. Un passaparola fra amiche, un invito a partecipare a un incontro spirituale al femminile (A.R.A.), il confronto con il direttore spirituale, il contatto quasi quotidiano con le Pianzoline hanno poco a poco gettato luce sul cammino, su quel percorso di ricerca del disegno di Dio su di me e non solo su di me. Il sogno iniziava ad aprire le ali: «Essere missionarie». Sorgeva nel carisma del Beato Pianzola un nuovo germoglio, “il sogno” incarnato dalle Giovani Guardie (1913) con la missione nelle cascine: le Missionarie laiche dell’Immacolata Regina della Pace, consacrate per vivere la missionarietà là dove si vive e si lavora. Accolte da madre Amabile con il suo stile “amabile e a braccia aperte”, accompagnate nel primo cammino di formazione da suor Savina, abbiamo scritto un pezzettino di storia della nostra Chiesa locale e di quella Pianzolina, semplicemente testimoniando, nella quotidianità, la possibilità, anzi l’urgenza di una pastorale del “noi”. Abbiamo imparato e cercato di testimoniare la passione e la gioia di essere «un piccolo e povero Gesù», sulle strade di fratelli e sorelle in ricerca. Forti del dono del sacerdozio comune, ricevuto nel battesimo, abbiamo offerto la nostra collaborazione e il nostro impegno nella pastorale delle nostre parrocchie di origine, sorelle tra sorelle, più attente alle persone e meno all’organizzazione, più tese a seminare Parola, amicizia e solidarietà per fare della comunità parrocchiale una vera “scuola di comunione (sinodalità)” come vorrebbe papa Francesco.

Luigina Invernizzi

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