Venerdì 8 novembre si è conclusa la prima fase del cammino sinodale diocesano sul Programma pastorale. Cinque sono stati gli incontri, uno per ciascun vicariato, in cui è intervenuto il vescovo di Vigevano monsignor Maurizio. Questi appuntamenti sono stati particolarmente ricchi nei contenuti e nella partecipazione: oltre 300 persone da tutta la diocesi hanno infatti aderito alla proposta.
IL METODO Un momento allo stesso tempo intimo e corale che ha visto uno schema strutturato nel seguente modo: una prima parte, dopo i saluti e la preghiera, in cui il vescovo Gervasoni ci ha presi per mano e ci ha accompagnati, attraverso le pagine di testi sacri e non, a muovere i primi passi sul tema socio-politico, alla scoperta della qualità testimoniale dell’impegno cristiano; successivamente si è aperta una preziosa fase di confronto e risonanza a piccoli gruppi. Il Vescovo ci ha in primis ricordato che l’atteggiamento guida del cammino sinodale non è tanto quello della efficienza, ma piuttosto quello dell’ascolto e del discernimento comunitario. Per il primo anno di cammino, non si tratta di “imparare”, ma di vivere un’esperienza di comunità che sottende alla necessità di cambiare mentalità. Il cammino infatti proseguirà con due incontri in stile laboratoriale, dove si porrà attenzione alle esperienze vissute, alla ricerca degli atteggiamenti di fondo dell’agire cristiano nel mondo socio-politico, attraverso l’ascolto della parola di Dio e della tradizione della Chiesa.
Nel corso del secondo anno saremo poi chiamati a confrontarci per maturare insieme orientamenti operativi che corrispondano all’ascolto della parola di Dio.
VIVERE INSIEME Il vescovo Gervasoni non ci ha fatto una lezione, bensì ci ha aiutati a capire cosa significhi mettere in pratica alcuni capisaldi della Dottrina sociale della Chiesa, usando il metodo sinodale che prevede l’ascolto, il confronto e il discernimento comunitario. Siamo passati attraverso alcuni passi in cui viene descritto il rapporto tra esperienza di fede e la vita delle persone, sia come individui sia in quanto comunità. Ci siamo interrogati su cosa dica la parola di Dio al modo di vivere insieme degli uomini. Ne è emerso che quello che conta è capire che credere in Dio significhi comportarsi con i fratelli secondo lo “stile di vita buona” proposto dal Vangelo, nell’esercizio concreto della carità. «Il Signore viene: cosa dobbiamo fare?» è la domanda che i discepoli di Giovanni il Battista gli rivolgono quando egli li invita a convertirsi e ad attendere il Signore che viene. La risposta a questa domanda, tolta dal Vangelo di Luca, è ampia e tocca sia l’individuo sia le nostre comunità ecclesiali riguardo il modo di porsi nei confronti del sociale con intenzioni propositive e costruttive. Allora anche noi, oggi, chiediamo: Signore, e noi? Che dobbiamo fare?
Eq. Sinodale Diocesana