Pianzoline, “l’altro 8 marzo” per riscoprire la dimensione spirituale della donna

Non è stata proprio “internazionale” la Festa della donna a Casamadre, ma certamente il clima di complicità femminile ha aperto porte e finestre a una visione ampia ed estesa di problematiche che riguardano la vita, in ogni continente, e quindi la vocazione materna di ogni donna.

Sessantacinque donne, più qualche marito, si sono ritrovati sabato 8 marzo a Mortara, in Casamadre, in quel grembo significativo di donazione della vita, dove appunto nel 1919 le prime sei intrepide giovani si sono raccolte, attirate e coinvolte da un ideale: “salvare la donna attraverso la donna”. Era, infatti, questo l’appello evangelico che il Beato Francesco Pianzola lanciava nel dopoguerra in terra lomellina e che era destinato a diffondersi oltre oceano. Con felice intuizione, l’Associazione degli Amici di Padre Pianzola ha organizzato l’incontro in un clima di festa e di evocazione del progetto “Essere donna oggi”, quello stesso concepito dal Creatore: cuore accogliente e mente operativa per seminare e offrire semi di vita. Nicla Spezzati e Giovanna Lucardi con le estetiste oncologiche e suor Nadège, pianzolina missionaria in Burkina Faso, collegata via Skype, hanno condotto il pubblico sul terreno della realtà quotidiana attraversata dai vuoti di amore e dalle molteplici ferite che segnano la vita di molte donne.

Dalle relatrici si è appresa tutta la serie di attività colme di competenza, di professionalità e di fine sensibilità del centro antiviolenza Kore che a Vigevano accoglie quotidianamente in orari diurni e anche notturni le tante donne segnate da disagi che esplodono oggi ma che hanno una genesi lontana, nelle radici familiari, a loro volta malate.

Attraverso le estetiste oncologiche ci si è avvicinati, in punta di piedi, a un mondo di dolore e di malattia che annienta la donna annullandone la bellezza e dunque la dignità. «Da suor Nadège – raccontano gli Amici di padre Pianzola – abbiamo invece capito che per realizzare ogni vocazione è necessario prendersi cura dell’altro e che soltanto la donna che vive in pienezza la vita può essere feconda e generare a sua volta vita. Nello scambio, non solo suscitato dalla loquacità femminile ma (sorpresa bellissima) dagli interventi interessanti degli amici o consorti, il clima ha restituito a tutti la verità che la questione del genere si risolve solo nell’amore ricevuto e dato e soprattutto che della vita di tutti, tutti siamo responsabili. Molte, durante la cena, le persone che hanno detto: “Qui ci sentiamo proprio a casa nostra”. In questo luogo impariamo a generare vita, vita vera, vita feconda e da qui sempre ripartiamo rinnovati proprio come in questo otto marzo alternativo».

Ra

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