Contenuto riservato ai sostenitori de L'Araldo
Sono quasi 400 le domande per le case popolari a Vigevano a fronte di 34 appartamenti disponibili in città e di altri 28 in tutta la Lomellina. Per la precisione 390, ma la buona notizia è che il numero di appartamenti è in crescita, perché alcuni si sono liberati e altri sono stati sistemati. A marzo infatti ne sono stati messi a bando 4, ma negli ultimi mesi ne sono arrivati diversi altri. Fino ad arrivare a 34 disponibili. Non è necessario in questo caso un altro bando, ma i dirigenti Aler hanno iniziato a scorrere la graduatoria.
GUERRA AI FURBETTI Mettere a disposizione gli appartamenti però è soltanto il primo passo per provvedere all’assegnazione e soddisfare i bisogni di altre famiglie. «La trafila per assegnare le case non è semplice – spiega Monica Guarischi, presidente dell’Aler Pavia e Lodi – Una volta arrivate le richieste sono analizzate in modo accurato, per stabilire chi abbia diritto e chi no. Vi sono molti che provano a iscriversi e a entrare in graduatoria pur non avendone diritto. Una cosa che pochi sanno, poi, è che c’è un alto tasso di rifiuto. Spesso chi si vede assegnato un alloggio popolare lo rifiuta, perché troppo piccolo o perché si trova in una zona magari non semplice da raggiungere o perché lontano dalle scuole, quando si tratta di una famiglia con figli». Prima di procedere all’esame delle richieste c’è un altro passaggio che Aler deve compiere. Si tratta di sistemare gli appartamenti che rimangono sfitti, perché se non sono a norma non è semplice assegnarli.
Purtroppo – continua Guarischi – gli appartamenti disponibili sono pochi rispetto alle richieste, perché comunque il processo di assegnazione è soggetto a una notevole burocrazia. Non sempre tutta la responsabilità dipende dalle aziende per l’edilizia popolare.
IN ITALIA Certo le politiche abitative relative alle case popolari dell’Italia negli ultimi anni non hanno aiutato. Un report del Parlamento Europeo divide in quattro fasce i paesi europei in base alle politiche abitative. L’Italia è in terza fascia con Irlanda, Belgio Finlandia e Lussemburgo, paesi che «presentano tutti un vasto settore di alloggi occupati dagli stessi proprietari, e un settore di alloggi a canone sociale relativamente ridotto; la spesa governativa per l’edilizia abitativa è generalmente limitata a circa l’1% del Pil». Spendono meno soltanto Portogallo, Spagna e Grecia, un dato che trova conferma a livello locale: secondo un’indagine di Openpolis, a Vigevano nel 2021 l’investimento in politiche per la casa era di 6.6 euro pro capite, negli altri comuni lomellini (Mortara, Gambolò, Garlasco, Mede, Cassolnovo) non risultavano voci dedicate nei rendiconti municipali.
CHI CI VIVE Il grande numero di richieste, in una città come Vigevano, è anche un indicatore delle condizioni sociali e della povertà. Dei 390 nuclei familiari, che hanno richiesto un alloggio popolare, 120 di queste hanno un Isee, che è al di sotto dei 3 mila euro. Vengono in questo modo classificati come indigenti. A marzo, quando c’è stato il bando per quattro appartamenti, la maggior parte è rimasto in emergenza abitativa. Nonostante l’impegno messo in campo i problemi quindi rimangono e non solo nella città ducale. Nel mese di marzo, quando si è chiuso il bando gli appartamenti disponibili, in tutta la Lomellina erano 28.
Andrea Ballone