Un nuovo virus in provincia di Pavia. Si tratta del West Nile, che provoca la “Febbre del Nilo”. A dire il vero non si tratta di un virus cosi nuovo (è stato isolato per la prima volta nel 1937 in Uganda) ma nuova è la sua diffusione che ormai, come dichiarato anche dall’Istituto superiore di sanità, riguarda tutti i continenti del pianeta.
ENDEMIA In provincia di Pavia il virus è diventato “autoctono” nell’estate del 2023, con i primi due casi riconosciuti, mentre nei giorni scorsi un nuovo caso ha coinvolto un anziano di Mede, ricoverato in gravi condizioni a Voghera, e la presenza delle zanzare responsabili della trasmissione si è manifestata di nuovo a Tromello, dove sono posizionate delle trappole del sistema regionale di monitoraggio. In tutto il nord Italia sono 131 i casi gravi registrati, con una prevalenza in Emilia Romagna, segno di una presenza crescente e ormai endemica.
DONATORI Ne sanno qualcosa l’Avis (Associazione italiana volontari del sangue) e i suoi donatori: la provincia di Pavia già da qualche tempo è considerata “zona endemica”, tanto che all’inizio chi donava il sangue doveva dichiarare di non essere stato nel periodo precedente in aree in cui il virus era presente, mentre ora non è più così:
Ad oggi – spiega il presidente di Avis Vigevano Simone Carnevale Maffè – non ci sono controindicazioni alla donazione perché la sacca di sangue è sottoposta a controllo per verificare la presenza del virus.
CONSIGLI «Il virus in questione – spiega il medico di medicina generale vigevanese Sara Ricciardo – è stato trovato in campioni entomologici (cioè nelle zanzare) nelle province di Lodi e Pavia e il periodo di maggiore attività è da maggio a novembre». Si può contrarre l’infezione anche senza accorgersene perché «va considerato che la quantità di asintomatici è dell’80% (il che implica il fatto che molti potrebbero averlo avuto, ma senza saperlo), mentre tra i sintomatici il 20% manifesta una forma modesta con sintomi similari alle normali influenze e solamente in meno dell’1% dei casi ci sono sintomi aggravati». Difficoltà visive, disorientamento, passando per i tremori e le convulsioni. Secondo Ricciardo è importante prestare attenzione soprattutto nei soggetti fragili come gli anziani, non solo con la rara “Febbre del Nilo” quanto soprattutto «con le altre malattie virali che nel periodo invernale sono sempre più frequenti, rispolverando la cara e vecchia mascherina». Non esiste né un trattamento specifico né un vaccino per la “Febbre del Nilo” e l’Iss, in una nota, si limita a consigliare di «ridurre al minimo l’esposizione alle punture delle zanzare». Le modalità per gli abitanti della Lomellina (che in passato dovevano difendersi dalla malaria, ben più diffusa e pericolosa): dalle zanzariere alle finestre ai repellenti, passando all’accortezza nella scelta degli indumenti (meglio che coprano braccia e gambe soprattutto nei momenti di alba e tramonto).
Edoardo Casati