«Su te sia pace!»: è il titolo della preghiera per la pace in Terra Santa, proposta su iniziativa della Conferenza Episcopale Italiana. Nel messaggio che il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, ha inviato a tutte le diocesi italiane, si invita a sentire personalmente l’appello del patriarca di Gerusalemme dei Latini, il cardinal Pierbattista Pizzaballa:
«Non possiamo lasciare che la morte e i suoi pungiglioni siano la sola parola da udire. Per questo sentiamo il bisogno di pregare, di rivolgere il nostro cuore a Dio Padre. Solo così potremo attingere la forza e la serenità di vivere questo tempo, rivolgendoci a Lui, nella preghiera di intercessione, di implorazione, e anche di grido».
CHIESA PRESENTE Da questa richiesta di preghiera per la pace la Chiesa non si è tirata indietro. Papa Francesco più volte ha invocato la pace: in un tweet sull’account ufficiale Pontifex.it ha invitato tutti i credenti a unirsi in preghiera e digiuno per la Terra Santa. Nel messaggio il Papa ha chiesto che «siano liberati gli ostaggi, i civili non siano vittime del conflitto, si rispetti il diritto umanitario e non si versi altro sangue innocente». Rispondendo agli appelli di pace la presidenza della Conferenza dei vescovi italiani ha voluto promuovere questa giornata di preghiera e digiuno che si è celebrata nelle parrocchie italiane martedì 17 ottobre. Per aiutare le comunità, l’ufficio Liturgico Nazionale ha predisposto uno schema di adorazione eucaristica per vivere una vera e propria preghiera corale per, come ricorda il card. Pizzaballa, «consegnare a Dio Padre la nostra sete di pace, di giustizia e di riconciliazione».
VIGEVANO Il vicario generale, monsignor Angelo Croera, ha inviato un messaggio a tutti i sacerdoti della Diocesi, a nome del vescovo Maurizio, chiedendo a tutti di fare proprio questo appello per la pace: a tale invito le parrocchie hanno risposto significativamente, partecipando numerosi alle adorazioni eucaristiche comunitarie. La preghiera per la pace però diventa impegno e responsabilità, come afferma il card. Zuppi ad Avvenire, perché «non si chiede pace se nel cuore vi sono sentimenti di odio, di violenza, e non si chiede quello che non vogliamo vivere a partire da noi». In prima linea per essere «artigiani di pace», come il card. Pizzaballa che ha dichiarato che è disposto a offrirsi in scambio per la liberazione dei bimbi in ostaggio.
Don Paolo Butta