Lomellina, terra di riso tra genetica e custodia dell’acqua

Immaginare una Lomellina senza riso e con nuove colture è uno scenario che al momento nessuno prende in considerazione.

TEA, RISO E ACQUA Perché secondo ricercatori, associazioni di categoria e agricoltori del territorio la strada da seguire anche nel corso dei prossimi anni comprende da un lato il potenziamento delle Tea e dall’altro un uso più consapevole della risorsa idrica. «In Europa – ricorda Vittoria Francesca Brambilla, docente del dipartimento di Scienze agrarie all’Università degli studi di Milano – molte piante sono state migliorate tramite queste tecniche, in modo da risultare più resistenti a condizioni climatiche estreme e varie calamità naturali, dalla siccità a forte piovosità. Nella Lomellina di domani, anche tra dieci anni, non mancherà riso coltivato per mezzo di Tecniche di evoluzione assistita». Le Tea consistono in tecniche che si basano sull’editing genetico (Crispr/Cas9) e sulla cisgenesi ovvero il trasferimento di un gene da una pianta sessualmente compatibile. Tea e risorse idriche per Marco Romani, agronomo del centro di ricerche Ente Risi di Castello D’Agogna, non possono mancare nell’agricoltura di domani: «Il riso – spiega Romani – è ancora la coltura che valorizza maggiormente il nostro territorio e al momento non immagino una Lomellina senza riso. L’agricoltura è soddisfacente solo se ci sono riso e acqua. Per questo l’impegno da portare avanti nei prossimi anni è un uso più attento della risorsa idrica. È necessario favorire il più possibile l’accumulo idrico, con i vari consorzi irrigui che possono distribuire l’acqua ai terreni se questa è presente nei fiumi».

Dobbiamo avere più bacini di accumulo, fare la semina in acqua dove serve e investire in una rete irrigua più efficiente. Solo in questo modo potremo porre le basi future per un’agricoltura che tuteli sia il lato economico sia l’impatto ambientale.

GENETICA E SCIENZA Per tutelarsi da nuove annate di siccità, c’è chi si sta muovendo con tecniche specifiche: «In futuro il miglioramento genetico darà un grande contributo all’agricoltura – sottolinea Giuseppe Zafferoni, risicoltore di Mede che sui propri campi usa una tecnica che consente un risparmio idrico del 60% – e ciò riguarderà anche il riso, la principale fonte di reddito e guadagno per tutti gli agricoltori. Io uso il trapianto mediatico, da tempo usato in Asia: le piantine di riso vengono coltivate inizialmente in vivaio e poi trasferite in campagna, quando raggiungono un’altezza di circa una spanna. Il trapianto nel fango della risaia avviene tramite una macchina sviluppata con ingegneri indiani specializzati. In ambito agricolo ci sarà ancora il riso anche tra dieci o venti anni e un ruolo di primo rilievo sarà dato dalla scienza».

USARE L’ACQUA Non può esserci riso senza acqua: per questa ragione Alberto Lasagna, direttore di Confagricoltura Pavia, invita a un uso più conscio della risorsa idrica. «La Lomellina è per definizione terra risicola da più di sei secoli – ricorda Alberto Lasagna, direttore di Confagricoltura Pavia – e continuerà a esserlo solo con una gestione più consapevole e pianificata della risorsa idrica. Abbiamo una burocrazia superata dagli eventi, dai cambiamenti climatici e dalla siccità del 2022. Sia le associazioni di categoria sia i comuni e le istituzioni competenti devono investire in serbatoi idroelettrici e in laghi riempiti con la quantità idrica giusta per essere inserita nei fiumi e messa in circolo nel territorio. Solo mettendo in circolo l’acqua tutto l’anno si possono salvare e proteggere le aree umide, e questo lo devono fare agricoltori, associazioni di categoria e consorzi irrigui».

Edoardo Varese

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